Nias, i piccoli disabili... al tempo del Covid


«Il coronavirus Covid19 sta colpendo anche qui sull’isola di Nias nelle ultime settimane, dopo che nei primi mesi dell’anno non avevamo avuto nessun caso» racconta suor/sister Shinta, la superiora delle suore Alma, da Gunung Sitoli dove il progetto sostenuto da Caritas Ambrosiana si sta svolgendo.


Attraverso i messaggi WhatsApp, in quanto la connessione per una chiamata sotto quella collina non tiene mai abbastanza, riceviamo aggiornamenti sulle attività con i bambini disabili, in questo periodo di pandemia mondiale che non risparmia nemmeno l’Indonesia e i suoi 240 milioni di abitanti.
«La scuola qui è ancora chiusa. E i nostri 35 bambini che vivono con noi con le loro diverse abilità non possono uscire: siamo qui e non è facile – continua la suora – per questo ogni aiuto che riceviamo dai nostri amici qui a Gunung Sitoli tra giochi, cibo, vestiti è importantissimo, così come tutti gli aiuti dall’estero al nostro progetto per le famiglie dei disabili, tra cui anche quelli della diocesi di Milano».

Il progetto “Indonesia: futuro a domicilio” faceva parte della campagna di raccolta fondi della Quaresima 2020, che è stata sospesa a causa del Covid19, ed ora è stato riproposto per l’Avvento 2020. Le attività sono comunque partite dallo scorso agosto, anche con i pochi fondi presenti, perché, dice sister Shinta: «noi dobbiamo continuare ad aiutare le nostre famiglie e i nostri ragazzi, non  possiamo fermarci. Dal 2005 siamo presenti e ce la siamo cavata, per questo speriamo che gli aiuti dai nostri amici italiani arrivino numerosi, in modo che potremo fare molto di più».
 
L'isola di Nias, con il suo capoluogo Gunungsitoli, è posta lungo la costa ovest di Sumatra, all’inizio dell’Oceano Indiano. Colline e montagne si sviluppano dal centro dell'isola e si estendono fino al mare in un contesto rurale. Lo Tsunami del 2004 e il terremoto del 2005, che in particolare ha distrutto Nias, ha accentuato la povertà in un’area già depressa. La situazione dei disabili, fino ad allora nascosti e non considerati, è stata, sin quei giorni, seguita dalla Congregazione indonesiana delle suore Alma, che si ispirano al carisma di madre Teresa. La loro Casa ha accolto e accoglie bambini, provenienti da tutta l’isola, abbandonati e disabili cui danno un tetto e una speranza per il futuro.
Nel corso degli anni, in collaborazione con la Caritas locale della diocesi di Sibolga, si è strutturata una squadra di operatori, volontari e suore che ha cominciato a incontrare regolarmente i ragazzi diversamente abili con visite domiciliari di riabilitazione fisica, per la fornitura di strumenti per imparare un lavoro (distribuzione di sementi o strumenti di lavoro, microcredito per attivare piccoli comerci) e per l’assistenza psicologica per la famiglia su base comunitaria. I vicini di casa sono coinvolti nelle visite per aiutare a inserire la famiglia nel contesto locale e aiutare la crescita di tutta la comunità sul tema dell’attenzione all’altro e sulla comprensione della disabilità. Sono stati realizzati anche una decina di scivoli d’accesso nei bagni di alcune famiglie per permettere ai disabili di accedere indipendentemente: la maggioranza delle famiglie a Nias non ha il bagno in casa.


Il progetto “Indonesia: futuro a domicilio” vuole dare continuità alle attività di assistenza domiciliare nei villaggi e di accompagnamento ai giovani ospiti delle suore della Congregazione Alma. Nelle visite settimanali alle famiglie dei diversamente abili si fa fisioterapia dedicata, a seconda delle esigenze individuali. In altri casi si lavora insieme ai ragazzi nell’imparare a leggere e scrivere semplici frasi, allo studio della matematica elementare e della lingua inglese, ma anche nel colorare e fare piccoli lavoretti. Le visite sono anche occasione sia per preparare insieme alla famiglia visitata, ai vicini e ai volontari un pranzo equilibrato nutrizionalmente, utilizzando i prodotti dell’orto coltivato a livello comunitario, sia per condividere informazioni e conoscenze scientifiche sulla disabilità, per evitare atteggiamenti di segregazione, favorendo, invece, accettazione e inclusione.
«In questi mesi di Covid19 non è stato facile lavorare nelle comunità. Per molto tempo non abbiamo potuto muoverci per andare a fare le nostre visite alle famiglie, che sono più di 70 – racconta sister Shinta –. Le famiglie avevano anche giustamente paura che, incontrando persone diverse, i loro ragazzi potessero ammalarsi: noi, comunque, abbiamo sempre usato la mascherina. Per i bambini che avevano bisogno di riabilitazione continua, abbiamo deciso di accogliere qualcuno di loro a turno, per qualche settimana, nella nostra casa a GunungSitoli per non perdere il lavoro fatto fino ad allora. Con altri abbiamo lasciato attività da fare a casa. Tutti gli incontri con le comunità per le attività agricole sono stati, purtroppo, sospesi per evitare assembramenti. Per quanto possibile, invece, abbiamo fatto formazione sul virus per l’utilizzo delle mascherine, per la pulizia frequente delle mani e per il distanziamento sociale».
La stessa formazione sul Covid è stata fatta dalle suore ai ragazzi che vivono nella casa delle Alma.
 
Alcuni di loro sono bambini abbandonati, alcuni hanno avuto problemi di malnutrizione mentre erano in fasce, altri sono disabili che ricevono terapie fisioterapiche, per l’autismo e di riabilitazione: non hanno nessun altro al mondo se non le suore. Giochi e animazione sono parte integrante delle attività del progetto “Indonesia: futuro a domicilio” per tutti i ragazzi disabili e non, insieme a danza, musica, sport e l’insegnamento della lingua inglese, cui si aggiunge il corso di alfabetizzazione informatica a vari livelli. Queste attività permettono ai bambini e ai ragazzi, spesso senza famiglia, di vivere in un contesto familiare e di affetti che li prepararà ad un futuro a scuola, nel lavoro e nella vita.
«Con i  nostri ragazzi qui a Gunung Sitoli in queste settimane ci siamo concentrati sui loro progetti individuali. Siamo riusciti a fare molta fisioterapia – continua sister Shinta –. Con altri abbiamo fatto molta terapia occupazionale sul vestirsi, sul tenere sistemata le camere e la casa, sull’aiuto alla comunità. Abbiamo anche celebrato qualche prima Comunione. Certo non poter uscire di casa è stato per alcuni difficilissimo. Abbiamo un giardino, ma questi bambini vogliono muoversi, eravamo abituati a correre giù in spiaggia e ad andare a fare le gite, ad andare a fare il bagno. Ora non si può».
 
È una realtà, questa, non molto diversa da quella che anche in Italia molte famiglie hanno e stanno vivendo ancora. E anche sulla scuola l’esperienza è molto simile: «la scuola ha dato i compiti a tutti. Noi abbiamo più di una quindicina di ragazzi che vanno a scuola. Seguirli tutti insieme è stato complicato: ve lo lascio immaginare. Loro erano tutti contenti di fare le lezioni in Zoom, ma abbiamo fatto i salti mortali per farci prestare o regalare computer usati o vecchi telefoni. E anche la connessione era un problema, ma ora grazie ad alcuni amici della comunità siamo riusciti a migliorarla, almeno un po’».
 
Tutti i bambini ricordano con gioia l’esperienza dell’estate 2019 durante la quale 5 ragazzi dalla diocesi di Milano sono arrivati presso la casa Alma e per 3 settimane hanno realizzato il Cantiere della Solidarietà. Su questo sister Shinta: «ancora i bambini si ricordano i nomi di tutti i ragazzi, le canzoni e le attività fatte. Per loro è stata un’esperienza bellissima: quando mai questi bambini, ma anche noi suore (e qui la suora ride), avranno la possibilità di vedere qualcuno che viene dall’estero, dall’Italia, per stare con loro? È stato un dono speciale e bellissimo dai nostri amici della Caritas Ambrosiana. Speriamo proprio che in futuro si possa ancora fare. Il Covid19 prima poi si fermerà e potremo riabbracciarci, non è vero?». Speriamo, sister Shinta, speriamo.
Nel frattempo dare un migliore “Futuro a domicilio” a questi amici indonesiani sembra un buon inizio.

di Matteo Amigoni
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