Laboratorio Taivé


La storia di Taivè che significa in lingua Romanì “Filo”, è la storia di un laboratorio di stireria e di piccola sartoria gestita insieme a un gruppetto di donne Rom: Taivè-un Filo per l’integrazione.
La preferenza del target delle donne, la scelta di individuare nelle donne le beneficiarie dirette di un progetto di formazione e accompagnamento al lavoro è nata, appunto, da anni di lavoro con i gruppi Rom e dalla consapevolezza che sono le donne le principali attrici nel produrre cambiamento all’interno della famiglia e della comunità.
Questo ha anche voluto dire, mettere in discussione la logica propria dei gruppi Rom “patriarcali e profondamente maschilisti”, che vede negli uomini i soggetti rivolti all’esterno della comunità; ma pur occupandoci anche degli uomini abbiamo voluto aprire un’altra pista.
Il progetto è stato avviato nel luglio del 2009 attraverso la costituzione del primo gruppo di donne a cui è seguito un corso di formazione intensivo e l’apertura del laboratorio.
L’obiettivo ultimo del progetto è l’emancipazione delle donne attraverso la formazione e il lavoro e l’inserimento lavorativo, per la situazione di svantaggio da cui partono abitualmente le donne Rom, necessita di un percorso di acquisizione di “abilità sociali” senza le quali difficilmente potranno trovare e mantenere un lavoro sul mercato.



Il laboratorio
Taivè è un laboratorio aperto al pubblico cinque giorni la settimana, dal martedì al sabato con un orario che va dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Ogni donna lavora 15 ore alla settimana su turni, con un contratto di lavoro a tempo determinato, preceduto quando possibile, da un tempo di tirocinio lavorativo.
All’interno del laboratorio si perseguono gli obiettivi concreti di:
  • fornire alle donne le competenze di base per accedere alle attività di stireria e di piccola sartoria;
  • potenziare il livello di alfabetizzazione e di padronanza della lingua italiana, ma anche acquisire “competenze socio-lavorative” che il mondo del lavoro richiede (permessi, ferie, tfr…);
  • motivare e consolidare comportamenti responsabili, continuità nell’impegno, puntualità, cura dell’ambiente;
  • permettere alle donne Rom di avere un’attività lavorativa e remunerata come contributo al mantenimento del loro nucleo familiare; 
  • favorire l’emancipazione e l’empowerment che deriva dall’avere un reddito proprio, dal confronto con altre persone e con la città.
Con le donne c'è una “maestra di bottega” che insegna e supervisiona il lavoro (sono presenti in alcuni giorni e momenti della giornata), ci sono alcune volontarie che affiancano le donne nel lavoro e favoriscono il dialogo e il percorso di integrazione, c’è un’operatrice che ha la responsabilità dell’insieme del progetto con una presenza part-time.
Una scelta che abbiamo fatto negli ultimi anni è stata di inserire delle donne non-Rom, per aumentare lo scambio, Rompere ulteriormente ”il fronte Rom” e allargare gli orizzonti.
Le donne rimangono nella bottega massimo 2 anni e quindi c’è una “non facile” rotazione, con l’avvicendarsi di donne diverse e sempre in fase di acquisizione/apprendimento.
Ma abbiamo scelto la fatica “dell’avvicendamento”, rendendoci conto di quanto sia importante la formazione e di quanto sia difficile trovare lavoro, per tutti, ma in particolare  per chi è privo di strumenti di base…anche nei corsi di formazione per persone svantaggiate, il loro svantaggio è tale che neppure vi accedono, neppure “varcano la soglia”, vengono escluse prima…
In fase di conclusione dei due anni del percorso nel laboratorio, le donne vengono orientate ad altri contesti lavorativi, anche in collaborazione con enti specializzati nella formazione e nell’accompagnamento al lavoro.


Destinatarie
Il progetto ha coinvolto ad oggi, complessivamente 40 donne in età lavorativa, dai 18 ai 50 anni.
Sono donne Rom kosovare, macedoni, rumene e italiane. Alcune donne e le rispettive famiglie vivono in appartamento, altre abitano in alloggi transitori verso soluzioni più stabili, altre vivono ancora nei campi e negli ultimi anni alle donne Rom si sono affiancate altre donne, italiane e straniere.
Taivè, pertanto non è solo un luogo di lavoro, ma una comunità di persone. Attorno alle macchine da cucire si ritrovano donne con storie, prospettive, idee del mondo diverse: le donne, le operatrici, le volontarie, le persone (in genere donne) del quartiere che entrano nel negozio come clienti.
Attraverso le conversazioni che nascono spontaneamente si confrontano idee diverse: sul rapporto con gli uomini, l’educazione dei figli, gli opposti pregiudizi (quelli dei Rom nei confronti dei gagè e quelli dei gagè nei confronti dei Rom). Il laboratorio è dunque un microcosmo in cui si sperimenta concretamente l’incontro tra culture e identità diverse e dove alcuni stereotipi vengono rovesciati.
 
Ragionar per…risultati
Fin da un primo bilancio è emerso come il risultato di gran lunga più significativo siano l’empowerment e l’emancipazione per tutte le donne coinvolte nel progetto. Il percorso di emancipazione è particolarmente visibile per le donne Rom, nel nuovo status acquisito in famiglia e nella comunità, nella loro posizione di “donne lavoratrici”. Alcuni indicatori ci danno dei riscontri:
  • sicurezza e autonomia degli spostamenti nella città, apertura di un conto corrente proprio per l’accredito degli stipendi, partecipazione all’attività del laboratorio con consapevolezza e coinvolgimento, apprendimento della lingua italiana per le donne straniere. Sviluppo della capacità di interfacciarsi con il mondo esterno della scuola, dei servizi…
  • le ripercussioni nella vita quotidiana: le donne si organizzano nella “conciliazione” del lavoro con le incombenze familiari cercando di coinvolgere i mariti soprattutto nel caso in cui siano le uniche a lavorare e comunque interagendo con loro su un piano di maggiore parità; in questo senso anche le donne più rispettose dell’imposizione patriarcale hanno dimostrato una crescente spigliatezza e una maggiore “presa di parola” nelle questioni di carattere generale che riguardano l’intero nucleo familiare.
Il rinforzo del ruolo della donna all’interno della famiglia va senz’altro ricondotto al fatto di percepire uno stipendio che in alcuni casi è l’unico reddito certo.
Tutto questo significa un’acquisizione di “potere” nel concreto della vita quotidiana.

Taivé si trova anche su facebook: Laboratorio Taivé

Ascolta la registrazione della trasmissione: Si può fare - Storie dal sociale di Radio 24, dedicata a Taivé.

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EDITORIALE

Del Direttore: 
Luciano Gualzetti



 

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