La tremenda
esplosione nel porto di Beirut del 4 agosto ha
distrutto la metà degli edifici della città provocando una strage con
200 morti e 6.500 feriti. La causa precisa dell’esplosione è in corso di indagine, ma è avvenuta in un deposito nei pressi del porto, dov'erano custodite 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, confiscate sei anni fa a contrabbandieri moldavi. L'effetto è stato apocalittico in una zona densamente popolata interessando anche i dintorni di Beirut le regione di Mount Lebanon.
Ad oggi circa
300.000 persone sono sfollate e bisognose di alloggio, cibo e medicine. Molti hanno
perso il lavoro, attività commerciali distrutte, hotel, uffici pubblici e privati, travolti dall’onda d’urto. Un numero importante degli sfollati sono famiglie già in condizioni di
povertà, migranti e rifugiati principalmente siriane.
I danni causati dall’esplosione aggravano notevolmente la già difficile sicurezza economica e alimentare in cui il paese versava già prima della catastrofe. Sono andati distrutti 15.000 tonnellate di grano, scorte alimentari e di altri beni in un paese che importa l’80% del fabbisogno alimentare e non ha i mezzi per aiutare i propri agricoltori, l’autosufficienza alimentare è lungi dall’essere raggiunta.
Oltre alla distruzione del porto, i danni materiali nella città sono notevoli. Secondo le stime della Banca mondiale circa l’80% delle abitazioni e infrastrutture sono state colpite e oltre 50.000 unità abitative danneggiate. Inoltre è stato colpito fortemente anche il patrimonio artistico-culturale con 640 edifici storici danneggiati, 60 dei quali a rischio crollo.
A livello educativo, sono circa 120 le scuole danneggiate mettendo a rischio la possibilità di riattivazione delle lezioni per circa 55.000 studenti. Inoltre molte scuole rimaste in piedi sono utilizzate per accogliere gli sfollati.
Importante anche l’impatto psicologico sulle famiglie e il bisogno di supporto specialmente tra i bambini che hanno assistito alla distruzione della casa o al ferimento o alla perdita dei propri cari. L’esplosione ha altresì acuito l’immensa sofferenza psicologica causata dall’insicurezza alimentare, dal Covid-19 e dalla crisi economica e politica senza precedenti.
Emergenza Sanitaria
Prima dell’esplosione i principali ospedali del Libano erano sul punto di raggiungere il collasso a causa dell’aumento dei ricoveri per Covid-19, la carenza di forniture mediche vitali e la difficoltà a pagare lo staff e importare medicine/dispositivi dall’estero. Secondo l’OMS, almeno i
l 50% dei centri sanitari di Beirut, compresi 3 ospedali principali, non sono funzionanti dopo l’esplosione.
Il sistema sanitario è fortemente sotto stress anche a causa del nuovo aumento dei casi di Covid-19 con
posti di terapia intensiva insufficienti. Un nuovo lockdown è stato imposto dal governo per cercare di contenere un’ulteriore propagazione del contagio.
La crisi economica del Libano
L’esplosione si colloca in un periodo storico già fortemente doloroso ,precipitato in una crisi economica senza precedenti: dall’ottobre 2019, migliaia di persone hanno riempito le piazze del Libano per protestare contro la corruzione endemica dell’establishment politico, alimentata dal sistema confessionale che genera povertà. Alla vigila dell’esplosione le condizioni economiche del paese sono già drammatiche: il tasso di inflazione ha raggiunto il 112%, il 75% della popolazione necessita di assistenza umanitaria, il 55% vive in povertà, un libanese su tre è senza lavoro (il 45% tra i giovani) e almeno il 20% degli occupati ha subito una riduzione di salario. Molte persone malate non hanno la possibilità di pagare le spese di ospedalizzazione. A ciò si aggiunge la presenza di oltre 1,5 milione di profughi per la gran parte siriani in un paese di 5 milioni di persone che fanno del Libano uno dei paesi al mondo con il più alto numero di profughi in rapporto alla popolazione.
Intervento della Rete Caritas
Sin dal primo momento dell’esplosione Caritas Libano ha attivato i suoi operatori e più di 200 giovani volontari per portare soccorso ai feriti, sgombrare abitazioni, negozi e strade dalle macerie, distribuire acqua e cibo agli sfollati, fornire sostegno psicologico soprattutto ai bambini, terrorizzati da quanto accaduto. Tre team medici mobili di Caritas Libano sono stati attivati per sostenere i medici negli ospedali, ormai al collasso.
In dettaglio a fine agosto, Caritas Libano aveva garantito assistenza e aiuti a 65000 persone a Beirut e dintorni. Nello specifico l’aiuto è consistito in:
- Distribuzione di 912 kit igienici;
- Distribuzione di 3.705 kit alimentari;
- Distribuzione di 44.575 pasti caldi;
- Interventi di pronto soccorso a 507 feriti;
- Distribuzione di 8.713 farmaci;
- Visite domiciliari di supporto psicologico a 130 persone;
- Distribuzione di vestiti a 97 famiglie;
- Pulizia dai detriti di 644 case e di un edificio pubblico.
Prossimi Interventi
Assistenza umanitaria di base: distribuzione di 1.200 kit di generi alimentari, 3.000 pasti caldi, 2.400 kit di generi di prima necessità non alimentari, 1.200 pannelli solari dotati di batterie ricaricabili per approvvigionamento elettrico.
Assistenza medica ad almeno 13.000 persone, attraverso la fornitura di 6.000 medicinali, 1.500 vaccini, 7.000 servizi infermieristici e 2.200 visite mediche.
Sostegno all’e-learning, attraverso la distribuzione di 420 strumenti multimediali e altrettante connessioni internet.
Riabilitazione di 150 abitazioni e 40 attività commerciali
Voci di Costo per gli Interventi di AIuto alla Popolazione
Kit di generi alimentari per una famiglia 42 €
Kit per l'igiene personale per una famiglia 40 €
Kit di vestiti invernali per una persona 50 €
Pannello solare ricaricabile 17 €
Operatore sociale per un mese 1.200 €
Assistenza medica a una persona 37 €
Tablet + connessione internet per uno studente 410 €
Riparazione di un' abitazione 1.700 €
Riparazione e la riattivazione di un' attività commerciale 10.000 €
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