In cinque anni sono aumentati di un terzo le persone che chiedono beni materiali, soprattutto cibo, ai centri di ascolto della Caritas Ambrosiana.
Tra costoro, l’incremento maggiore, riguarda proprio gli italiani oggi in una condizione simile a quella degli stranieri. L’aumento, avvenuto nel mezzo della crisi, non esprime un bisogno alimentare, ma economico. Si risparmia sul cibo, per pagare le bollette, il mutuo, l’affitto, un debito. Nella città dell’Expo un terzo dei cittadini più poveri, rinuncia a fare la spesa al supermercato e si accontenta del pacco viveri, per far quadrare i conti.
Questo è quanto è emerso al convegno “Emergenza alimentare o emergenza economica?" svoltosi giovedì 31 ottobre nella sede di Caritas Ambrosiana, a Milano.
Nel 2012, ai 59 centri di ascolto presi in esame sugli oltre 300 presenti in Diocesi hanno chiesto un aiuto materiale 5993 persone, oltre un terzo degli utenti complessivi (16.560). Rispetto a cinque anni fa, dunque agli inizi della crisi economica, le persone che hanno fatto questo tipo di richiesta sono aumentate del 31,4%. Senza grande differenza tra la componente italiana e quella straniera degli assistiti. Nel corso del 2012, tra gli italiani, coloro che hanno chiesto cibo sono stati il 37%; una percentuale pressoché simile a quella registrata tra gli immigrati.
«Più che una povertà alimentare, questo dato ribadisce le difficoltà economiche crescenti in cui versano i milanesi, e non più soltanto gli immigrati, da quando è iniziata la crisi», osserva il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo. «Poiché alcuni costi sono difficilmente contraibili - come le bollette delle utenze energetiche, le rate di un debito o di un mutuo, l’affitto -, le famiglie si vedono costrette a risparmiare su altre voci come l’istruzione, la salute ed anche il cibo, con conseguenze sul lungo periodo che possono essere drammatiche», ragiona don Davanzo. «In altre parole – constata il direttore di Caritas Ambrosiana - nella Milano che si prepara ad ospitare l’’Expo che ha come tema l’alimentazione, un terzo dei cittadini più poveri rinuncia, almeno una volta al mese, a fare la spesa al supermercato per pagare la luce».
Di fronte a questa situazione. Caritas Ambrosiana ha mobilitato la sua articolata rete di aiuto radicata nel territorio della Diocesi. Nei circa 300 magazzini o punti di diffusione gestiti in diocesi dai volontari Caritas si stima che vengano distribuiti ogni mese circa 63 mila pacchi viveri. Ogni pacco contiene pasta, riso, olio, caffè, zucchero, biscotti, scatolame generico, per un valore complessivo di 30 euro. Circa l’80% dei prodotti è fornito dal Banco Alimentare onlus. Il restante 20% viene acquistato o raccolto attraverso le donazione dalle parrocchie stesse.
L’erogazione dei viveri non avviene in modo indiscriminato. I volontari dei centri di ascolto dopo un colloquio, verificano le necessità della famiglia e le rilasciano un tesserino o fissano un appuntamento al punto di distribuzione. In altri casi sono i volontari stessi dei centri di distribuzione a contattare telefonicamente la famiglia e a consegnare a domicilio i prodotti.
Sul territorio sono state attuate anche alcune esperienze innovative. Nel 2009 è nato a Sesto San Giovanni un Last minute market, ispirato ai principi della omonima società spin-off della Università di Bologna che promuove progetti volti al riutilizzo a fini sociali dei prodotti invenduti. L’iniziativa - realizzata da Comune di Sesto San Giovanni, l’associazione San Vincenzo de’ Paoli, le Caritas parrocchiali della città - ha permesso di integrare il tradizionale pacco viveri anche con generi freschi. Dal 2010 sono stati distribuiti 40.570 chili di frutta, verdura e pane. Nel giugno 2012 è entrata a far parte del progetto anche la società che gestisce la mensa per i dipendenti del Comune, la Sodexo. I prodotti che non sono stati serviti vengono distribuiti dai volontari alle persone in difficoltà negli stessi locali del self-service. Dal giugno 2012 ad ottobre 2013 sono stati offerti 5.519 pasti.
«La distribuzione degli aiuti alimentari attraverso pacchi viveri e borse spesa è prima di tutto, segno di vicinanza e sostegno concreto alle famiglie bisognose che i centri di ascolto incontrano – osserva Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana – Ma per superare la crisi, non bastano forme pur intelligenti di integrazione al reddito e di solidarietà. Occorrono interventi sul fronte del lavoro, del welfare, delle relazioni familiari e comunitarie di cui tutto il sistema Paese (istituzioni, forze produttive, sindacati) deve sentirsi responsabile».
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