La parola catastrofe deriva dal greco καταστροφή (capovolgimento) ed indica una grave sciagura, di varia origine, caratterizzata da un cambiamento repentino e consistente della situazione precedente. Il termine è utilizzato come sinonimo di “disastro” che, invece, in latino significa “cattiva stella”. La medicina dei disastri precisa che una catastrofe è un avvenimento improvviso e di grandi proporzioni che colpisce una collettività, provocando notevoli danni sia a persone che all’ambiente circostante tali da determinare una sproporzionata richiesta di aiuti che attiva mezzi di soccorso straordinari (Caviglia e Nardiello, 2009). Definire cosa è o non è una catastrofe è oggetto di controversie data la natura transdisciplinare dello studio dei disastri. Le organizzazioni internazionali che si occupano di disastri, come il Centre for Research on the Epidemiology of Disasters o la World Association for Disaster Emergency Medicine, li definiscono come degli eventi negativi sulla salute e la sicurezza di una collettività, caratterizzati da tre aspetti: richiedono assistenza e risorse aggiuntive per la gestione ed il soccorso, provocano un ingente numero di perdite umane e rappresentano una rottura nella relazione tra le persone ed il loro ambiente. Secondo gli approcci psicologici e sociologici una catastrofe o un disastro sono eventi che, anche a fronte di un eventuale numero limitato di vittime, sconvolgono le infrastrutture, i sistemi di comunicazione, le organizzazioni e l’intero tessuto sociale. Ne sono esempi le alluvioni, i terremoti, i gravi incidenti industriali. In questi contesti si registra uno sconvolgimento complessivo che porta con sé una molteplicità di bisogni (evacuazione, orientamento, ricongiungimento, soccorso sanitario, messa in sicurezza, ripristino delle reti di comunicazione). Da un punto di vista psicosociale, la catastrofe o il disastro diventano tali solo quando essi comportano implicazioni ed effetti a livello sociale. Un terremoto in una zona desertica, per esempio nel Sahara, può assumere il significato di “disastro” dal punto di vista del geologo e del sismologo, ma non sarà considerato tale dallo studioso delle scienze sociali ed umane. Dal punto di vista psico-sociale, il termine disastro si riferisce ad una situazione di stress collettivo suscitato da un cambiamento catastrofico nell’ambiente fisico e sociale che causa una disgregazione di fondo del contesto entro il quale gli individui e i gruppi funzionano (Barton, 1970; Bardo, 1978).
Col termine emergenza possiamo includere principalmente due categorie, situazioni in cui si possono creare le condizioni per un evento con caratteristiche emergenziali:
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naturali sismi – eruzioni vulcaniche- bradisismi-uragani –tornado – cicloni tropicali-tifoni –siccità
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indotti dalla presenza e/o attività dell’uomo
incendi – frane e alluvioni – rischi chimici – nucleari – collasso di grandi sistemi tecnologici – gravi tensioni crisi sociali – conflitti
Per la nostra riflessione è bene ricordare che parliamo di Maxi-emergenze, eventi dannosi, improvvisi e per lo più inattesi, che colpiscono l'umanità, provocando un elevato numero di vittime e feriti e quando il numero di richieste di socccorso è superiore alla quantità di risorse che sono normalmente previste per le emergenze ed è necessario attivare risorse e mezzi eccezionali.
Maxi-emergenze dove Caritas Italiana è convocata e coinvolta dalla CEI per intervenire sul territorio della Diocesi, Regione Ecclesiastica colpita dal evento calamitoso, attraverso una raccolta fondi straordinaria (colletta nazionale) e l’impiego di operatori coinvolgendo i livelli Diocesani (Umbria 1997) i livelli delle Delegazioni Regionali (Molise 2002 – Abruzzo 2009).