Quattro mesi fa un
terremoto devastante ha colpito Turchia e Siria, in uno dei luoghi a più alta pericolosità sismica del mondo: il 6 febbraio due violentissime scosse ravvicinate di magnitudo 7.9 hanno toccato
una regione di confine già profondamente complessa e martoriata, teatro di uno scontro geopolitico regionale in atto ormai da più di un decennio, che coinvolge Turchia e Siria come attori principali e antagonisti. Da allora sono state registrate migliaia di scosse di assestamento, che hanno provocato ulteriori crolli e vittime in un’area già gravemente martoriata.
L’area colpita è enorme, ha un’estensione paragonabile a quella dell’intero Nord Italia. E il terremoto è stato mille volte più forte rispetto a quello che nel 2016 ha colpito il nostro centro Italia e 30 volte più forte rispetto a quello dell'Irpinia nel 1980.
Sulla tragedia di due popoli, nonostante la gravità e le proporzioni, nonostante i morti siano stati più di 55mila, vari milioni di persone rimangano senza casa, danni e effetti negativi abbiano toccato 18 milioni di individui,
presto purtroppo è calato un sostanziale silenzio.
Caritas però non trascura il complesso scenario.
E Caritas Ambrosiana, con la sua raccolta fondi, che prosegue, e con i suoi operatori in Italia e in loco,
supporta l’azione della rete internazionale.
La situazione in Turchia
In Turchia, paese che già deve fronteggiare una crisi economica profonda, con altissima inflazione, sono quasi 900 mila gli edifici gravemente danneggiati, oltre 200 mila quelli completamente collassati, 1,8 milioni quelli con danni minori, ma non abitabili. «La rete internazionale Caritas ha collaborato attivamente ai soccorsi d’urgenza e
ora è pronta a lanciare un grande progetto, in partenza nei prossimi giorni – racconta Giulia Longo, giovane ambrosiana, operatrice Caritas in Turchia –. I bisogni di base sono immensi a livello nutrizionale, ma non solo: con il nuovo programma distribuiremo cibo, sia consegnando pasti caldi e pacchi viveri, sia sotto forma di voucher da usare nei supermercati locali, anche per l’acquisto di vestiti e materiali per la casa. Anche l’acqua non è tornata per tutti: costruiremo container per conservarla e distribuirla».
La ricostruzione delle case e progetti di riavvio dell’economia locale rimangono ancora sullo sfondo, ma
Caritas è pronta a muoversi anche in questi settori, quando il governo turco darà il via libera: «Il nostro intervento – continua Giulia Longo – è stato costruito sulla base di un ampio ascolto della comunità locale, delle autorità, della Chiesa in Turchia e di tutte le diocesi;
è un intervento realistico, nelle corde di Caritas. È fondato sulla nostra identità, che ci impone di aiutare gli ultimi, gli emarginati, gli isolati e le minoranze: questo è il nostro impegno per i prossimi 12 mesi».
Il dramma dei siriani
In Siria il sisma ha colpito una popolazione duramente provata da
12 anni di guerra ancora in corso, causa di acuti bisogni umanitari per 15,3 milioni di siriani. Anche in Siria i danni del terremoto sono stati enormi, in particolare nei territori di Aleppo, Lattakia, Idlib e Hama.
Ci sono più di 10mila edifici distrutti, tra cui molte scuole, circa altri 18mila hanno subito danni non lievi o strutturali. Il colera resta una serie preoccupazione, ma la risposta delle autorità e delle organizzazioni internazionali è resa più complicata dalle tensioni belliche. La zona più colpita dal terremoto è proprio la parte del paese dove è ancora in atto il conflitto armato tra vari attori.
Sullo sfondo c’è anche
il dramma dei milioni di profughi siriani distribuiti in tutto il Medio Oriente, compresa la Turchia, dramma al centro del dibattito politico in molti di questi paesi. I segnali di possibili e traumatici rimpatri forzati arrivano da più paesi. «Il terremoto sembra abbia drenato risorse per gli altri progetti umanitari: i bisogni sono aumentati, ma la risposta della solidarietà internazionale rimane ancora molto bassa – osserva Danilo Feliciangeli, responsabile della attività in Siria per Caritas Italiana –. Molte rilevazioni, da parte di molti attori presenti sul campo, confermano che
c’è un aumento sensibile dei problemi psicologici da trauma successivi al terremoto: anche Caritas ne sta tenendo conto, nell’intervento di emergenza che sta realizzando».
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