Etiopia, emergenza terribile: proseguono gli aiuti Caritas

L’Etiopia, e in particolare la regione settentrionale del Tigray, governata da un forte movimento indipendentista, è stata oggetto a partire dal 2020 di una violenta guerra civile, che ha causato una ingentissima crisi umanitaria, con circa mezzo milione di morti, milioni di sfollati e una popolazione civile segnata dalla diffusa carenza di generi alimentari e di prima necessità. Ancora oggi, si calcola che gli sfollati siano 3.450.000 in più di 2.500 siti (64% a causa delle conseguenze del conflitto, 17% per la siccità, 9% per tensioni sociali, 10% per cause varie), 12 milioni di persone vivano una situazione di insicurezza alimentare (di cui 2 milioni nel Tigray e 3,5 milioni nella vicina regione dell’Amhara).
In questo quadro, la rete internazionale Caritas (incluse Caritas Italiana e Caritas Ambrosiana) ha fatto la propria parte, venendo in soccorso delle comunità provate dalla guerra. La prima parte dell’intervento di emergenza, prolungatasi fino al 2023, si è ormai conclusa, e ora si sta aprendo una nuova stagione di interventi, in uno scenario che rimane comunque molto grave, dal momento che il conflitto è peggiorato costantemente da gennaio 2022, con un’escalation di atrocità e violazioni gravissime dei diritti umani.

Il confronto bellico sembrava essere cessato all’inizio di novembre, con la firma di un accordo di pace in Sud Africa, ma se è vero che le armi sono state messe a tacere tra i due principali contendenti – il governo di Addis Abeba e il Fronte popolare di Liberazione del Tigray (Tplf) –, le violazioni dei diritti umani sono però continuate, in particolare nella parte occidentale della regione che chiede l’indipendenza. Inoltre, ci sono notizie secondo cui l’esercito dell’Eritrea, paese confinante, storicamente contrapposto all’Etiopia, continua ad occupare aree nel nord e nel nord-est della regione.
 
A una situazione politico-militare così drammatica si sono poi aggiunti fattori emergenziali di origine naturale, come la siccità in alcune zone e, paradossalmente, forti inondazioni in altre, oltre che epidemie come il colera e l’invasione di locuste che hanno distrutto i già ridotti raccolti. Non è mancata, infine, la necessità di accogliere anche profughi, fuggiti dalla guerra in Sudan.
 
GLI INTERVENTI DA SOSTENERE
L’azione umanitaria è stata fondamentale per sostenere popolazioni tanto provate, ed è dunque necessario che continui. Le iniziative Caritas si concentreranno in futuro, oltre che nel Tigray, anche nella regione di Amhara.
La rete Caritas negli scorsi anni ha garantito la sicurezza alimentare di famiglie vulnerabili, rifugiati, sfollati interni e rimpatriati in 99.605 comunità, ha assicurato condizioni igieniche dignitose a 62.085 persone, ha dotato di alloggio e di strumenti agricoli per provvedere alle necessità di base 14.171 famiglie. Ben 62,4 tonnellate di cibo altamente nutriente sono state distribuite a 10.400 bambini malnutriti sotto i 5 anni, mentre 4.585 famiglie (22.925 persone) hanno ricevuto contanti per l'acquisto di sementi e piantine.
Sono stati distribuiti infine diversi materiali non alimentari: 2 mila coperte, 2 mila zanzariere, 2.145 paia di lenzuola, 2.290 bollitori, 2.278 taniche e stoviglie varie, 1.252 teloni, 5.900 metri di tubi per la fornitura idrica.
Tra gli interventi attuati, non vanno dimenticati i laboratori proposti a 273 destinatari con un ruolo riconosciuto nelle loro comunità di appartenenza (sacerdoti, suore e laici), sui temi della ricerca della pace, della riconciliazione e dell’accompagnamento di persone traumatizzate.
 

I prossimi interventi riguarderanno 6.708 famiglie di sfollati, ovvero circa 33.500 persone nel Tigray e in Amhara. Si garantiranno loro voucher per l’acquisto di cibo, sementi e beni di prima necessità per l’igiene personale e la salute, oltre che per una vita quotidiana dignitosa (farmaci, materassi, lenzuola, sapone…).
Si garantirà l’accesso all’acqua a 2.700 famiglie (circa 13.500 persone) attraverso il ripristino totale di 46 sistemi idrici e la costruzione di 8 nuovi pozzi; per la buona gestione degli stessi è prevista una formazione a 338 membri dei comitati di gestione dell’acqua.


 
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