La novità più significativa dell’ultimo periodo è che, con la firma della cessazione delle ostilità di novembre, con fatica, gli
aiuti umanitari stanno raggiungendo i destinatari dell’intervento con maggior celerità e in un clima di sicurezza.
Non si sono cambiati gli obiettivi degli interventi che erano già in atto, perché le necessità sono rimaste le stesse; si sono purtroppo accentuate a partire dalla crisi ambientale e climatica che si è sovrapposta ad uno dei conflitti più cruenti degli ultimi anni.
Nell'Africa orientale, infatti, ed in particolare in Etiopia,
la peggiore siccità degli ultimi 40 anni sta aggravando una crisi di instabilità politica e sociale dovuta alla recente guerra civile che si aggiunge, a sua volta, all'inflazione dei prezzi del grano legata alla guerra in Ucraina.
In Etiopia, Somalia e Kenya si sta verificando l’ennesima stagione delle piogge poverissima d’acqua, per il quinto anno consecutivo: si prevede che la produzione agricola e zootecnica sarà ben al di sotto della media ancora una volta.
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Fonti Onu indicano che, in Etiopia, in tutto il sud nelle aree corrispondenti alle diocesi di Soddo, Hawassa e Bale-Robe,
oltre 20 milioni di persone vivono nell’insicurezza alimentare e hanno un urgente ed estremo bisogno di assistenza. Continuano le migrazioni interne.
Qualche dato dell’ONU è sufficiente per cogliere quanto la situazione sia davvero allarmante:
in particolare tra 4-8 milioni di capi di bestiame sono morti nelle aree rurali con la possibilità che il rischio di mortalità si allarghi a 25 milioni, peggiorando sia lo stato nutrizionale delle comunità che le possibilità di far fronte ai disagi crescenti.
Per assurdo, situazione sempre più possibile per i cambiamenti climatici, le regioni di Gambella e Amhara, sono state colpite da
inondazioni che stanno avendo un impatto particolarmente pesante per circa 1,7 milioni di persone.
I finanziamenti per le molteplici emergenze dell'Etiopia sono insufficienti.
Per la siccità, i donatori hanno contribuito con 700 milioni di dollari che hanno garantito un aiuto a oltre 8 milioni di persone con il
cibo, 1,4 milioni di persone con
integratori alimentari, 2,9 milioni di persone con
sostegno agricolo e 2,5 milioni di persone con
acqua, e
materiali per l’igiene.
Nonostante la cifra possa apparire importante rimane lontana dalla copertura rispetto alle estese esigenze, che crescono ad ogni passaggio a vuoto della stagione delle piogge.
Un piano semestrale di risposta alla siccità è stato aggiornato e pubblicato l'8 settembre dalle Nazioni Unite.
Questo è parte integrante dell'insieme degli interventi previsti dal Piano di risposta umanitaria (HRP) in cui si aggiungono numerosi programmi regionali che cercano di favorire la resilienza delle comunità e delle famiglie.
AGGIORNAMENTO SULLA RISPOSTA DELLA CARITAS
In generale, i tre uffici della Caritas stanno rispondendo attraverso progetti in corso che possono essere adattati a soddisfare le esigenze attuali oltre a lavorare con le risorse minime a disposizione in collaborazione con le congregazioni ecclesiali e altre organizzazioni laiche disponibili.
Alcuni recenti interventi si aggiungono a tutto il programma in corso, in particolare nell’area di Bale-Robe, una delle più colpite:
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fornitura di sementi e disinfettanti per l'acqua a 6.200 famiglie
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preparazione di alloggi di emergenza e distribuzione di articoli vari di prioritaria necessità (sanitari, per l’igiene e la prevenzione di epidemie) a 2.700 famiglie sfollate