La legge sul sovra-indebitamento ha dato sino ad ora esiti molto modesti. A dimostrarlo sono i risultati delle fondazioni antiusura. Tra questi, anche quelli della Fondazione San Bernardino voluta ormai 16 anni fa dall’allora Arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, e che estende il suo raggio d’azione su tutte le dieci Diocesi lombarde. Negli ultimi due anni su 354 casi segnalati solo 20 hanno potuto avere accesso alla legge e soltanto due hanno sino ad ora ottenuto i benefici previsti. Secondo gli operatori i motivi di prove tanto deludenti vanno riscontrati in una pluralità di fattori: dai tempi lunghi delle pratiche burocratiche ai costi della procedura che quasi sempre le persone non sono in grado di sostenere, sino alla mancanza di uniformità nell’applicazione della norma da parte dei vari Tribunali.
Per queste ragioni è stata elaborata una proposta di riforma all’interno di un tavolo di lavoro promosso presso l’Università Cattolica, al quale hanno partecipato su sollecitazione della Caritas Ambrosiana, della Fondazione San Bernardino e della stessa Università, la Diocesi di Milano, istituzioni bancarie, del tribunale, associazioni professionali e di consumatori. I punti salienti della riforma sono tre.
Primo: introdurre la nozione di indebitamento dell’intero nucleo familiare, invece che individuale (assai meglio in grado di rispondere alle reali modalità con cui le crisi da sovra-indebitamento si manifestano e vanno gestite).
Secondo: prevedere la possibilità della esdebitazione del debitore incapiente, essenziale per consentire una ripartenza anche se i debiti pregressi non sono stati pagati.
Terzo: responsabilizzare maggiormente i finanziatori, che, nell’ipotesi di concessione imprudente del credito, subiscono delle limitazioni di tipo procedurale.
In questo modo la disciplina attuale poco utilizzata nei suoi otto anni di vita potrebbe diventare uno strumento utile alle famiglie in questo periodo di crisi economica durante il quale già si sono manifestate le avvisaglie di una recrudescenza del sovra-indebitamento.
In realtà la proposta non fa altro che recepire in via immediata alcune fra le più rilevanti e importanti novità introdotte dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (CCI) che era destinato a entrare in vigore il prossimo 15 agosto mai poi è stato rinviato al 1° settembre del prossimo anno, 2021.
Sarebbe utile che il governo che è ricorso in questi mesi a decreti d’urgenza su svariate materie, inserisse anche questa tra le sue priorità.
Il fenomeno è grave e va affrontato con efficacia e tempestività.
Nelle scorse settimane ha fatto scalpore la notizia dei bambini e della bambine fatti lavorare in nero nel Casertano presso aziende collegate alla camorra in pegno ai prestiti usurai. Si tratta, certamente, di casi estremi, ma è fuor di dubbio che il Coronavirus ha esacerbato fragilità che già esistevano, allargando le condizioni favorevoli alla diffusione dell’usura. Come proprio la cronaca ci mostra, se lo Stato non interverrà in maniera tempestiva, lasceremo ancora più spazio alle organizzazioni criminali. Con la liquidità proveniente dai suoi traffici illeciti, la malavita si rafforzerà nei suoi territori di origine e potrà aumentare il suo potere di infiltrazione anche al di fuori di questi.
Non possiamo lasciare soli i piccoli imprenditori e le famiglie indebitate e con poche possibilità di accesso al credito legale, perché rischiano di fidarsi delle persone sbagliate che oltre a privarli delle poche risorse economiche e di credito, rubano loro la vita e la dignità.
Occorre tenere alzata la guardia. Lo aveva chiesto ai suoi parroci l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini all’inizio del 2019 indicando la Caritas e la Fondazione san Bernardino competenti riferimenti a cui rivolgersi. Vale ancora di più oggi. In epoca post Covid.
Luciano Gualzetti
Leggi tutto l'inserto di Farsi Prossimo sul Segno di settembre 2020