Dall’inizio della crisi, dieci anni fa ormai, sempre più spesso i volontari dei centri di ascolto della Caritas Ambrosiana incontrano persone differenti da quelle che abitualmente si rivolgevano a loro.
Sono, per lo più, imprenditori e negozianti che dopo aver perso l’attività, si sono visti pignorare la casa. Queste persone, gravemente indebitate, sono disposte a tutto pur di preservare quello che resta del loro patrimonio. Anche a rivolgersi agli usurai, spesso legati alla criminalità organizzata. La quale, prestando denaro a chi non lo può ottenere diversamente, si infiltra nel tessuto economico, inquinandolo. Da tempo ormai questo meccanismo perverso è in atto non solo nelle regioni di origine delle mafie, ma anche al Nord.
Secondo un’indagine condotta dalla Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza sono 343, in Lombardia, le aziende confiscate per infiltrazione criminale, l’8,7% del totale nazionale. Oltre il 76% di queste aziende (262) si trova a Milano, Monza, Brianza e Lodi. La Lombardia è al quinto posto nella graduatoria italiana come numero di imprese confiscate dopo Sicilia, Campania, Lazio e Calabria.
I settori imprenditoriali più permeabili sono le costruzioni (22,9%), le attività immobiliari di noleggio e consulenza (19,8%), il commercio (14,9%), gli alberghi e ristoranti (13,4%). Dalla ricerca emerge inoltre la costante crescita negli ultimi sette anni delle denunce del reato di estorsione: dalle 342 del 2012 alle 750 dei primi 9 mesi del 2018. Una decisa impennata si è registrata nelle denunce del reato di danneggiamento con incendio: 381 casi nei primi 9 mesi del 2018 a fronte dei 341 di tutto il 2017.
Come ha recentemente spiegato il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri la ‘ndrangheta è presente in Lombardia dagli anni ’60, come in Piemonte e in Emilia Romagna. A Milano, non fa morti in strada, per cui la gente comune non se ne accorge, ma esiste: compra con i soldi dello spaccio di cocaina tutto quello che trova. Il fenomeno dunque è sotterraneo ma c’è. Dobbiamo prendere maggiore coscienza e attrezzarci. Contro la criminalità organizzata occorre che anche il bene si organizzi.
Proprio all’inizio dell’anno l’Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, ha inviato ai parroci delle oltre mille parrocchie della diocesi di Milano una lettera per invitarli a collaborare con le forze sane della società allo scopo di contrastare il contagio malavitoso che si propaga attraverso l’usura. Di questo gesto importante dobbiamo essergli grati. I preti ambrosiani sono tra le antenne più sensibili presenti sul territorio. Conoscono la loro gente perché ci vivono in mezzo, condividono gioie e dolori della vita e quindi si accorgono se qualcosa nelle famiglie comincia a girare per il verso sbagliato. Con il loro contributo gli operatori della Caritas Ambrosiana e della Fondazione San Bernardino, nata per prevenire l’usura, possono intervenire prima che sia troppo tardi per spezzare la cosiddetta staffetta del debito, il meccanismo per il quale ci si indebita per coprire i debiti. Una spirale perversa che risucchia nella disperazione intere famiglie e favorisce anche la penetrazione mafiosa nei territori. Insieme con le istituzioni, le imprese, i tanti altri soggetti della società civile possiamo e dobbiamo impedirlo. Nella Locride, il Consorzio Goel ha mostrato come si può combattere la ’ndrangheta. Può diventare un modello per promuovere anche a Milano percorsi di liberazione e riscatto.
Luciano Gualzetti
Leggi tutto l'inserto "Farsi Prossimo" del Segno di Febbraio 2019