Nel messaggio scritto per la Giornata Mondiale della Pace, che si celebra in tutto il mondo il 1 di gennaio, Papa Francesco fa un severo richiamo ai politici. Il Santo Padre spiega che «la politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione».
Il Pontefice invita gli uomini e le donne che amministrano «la casa comune» ad adottare come criterio di giudizio la carità, poiché «quando l'azione dell’uomo sulla terra, è ispirata e sostenuta dalla carità, contribuisce all’edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana».
Secondo il pontefice «favorire la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà» è un programma in cui si possono riconoscere tradizioni politiche di diverso orientamento.
Nel suo messaggio papa Francesco mette in guardia anche dai vizi della politica che minacciano la democrazia: «sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale: la corruzione – nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle persone –, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della “ragion di Stato”, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio».
Per reagire al clima di sfiducia che si radica nella paura dell'altro, nell'ansia di perdere i propri vantaggi e sul piano politico nel ritorno dei nazionalismi, bisogna che la vita politica si rinnovi, recuperando una visione positiva sull'uomo, nella «convinzione che ogni donna, ogni uomo e ogni generazione racchiudono in sé una promessa che può sprigionare nuove energie relazionali, intellettuali, culturali e spirituali».
Ecco allora è proprio questa visione che possiamo auguraci di riscoprire nell'anno che sta per iniziare. In quello che si è concluso, infatti, abbiamo sentito troppe parole ispirate da odio e rancore. Se possiamo comprendere questi atteggiamenti da parte di chi più di altri subisce gli effetti peggiori della globalizzazione, non li possiamo ammettere da chi governa la cosa pubblica e ha il preciso dovere di affrontare quei problemi e di indicare, per quanto gli è possibile, delle soluzioni.
A causa della crisi economica nei nostri centri di ascolto assistiamo 3500 italiani in più. Sono per lo più over 55 enni, con bassa scolarità, a rischio di diventare poveri cronici. Nei centri di accoglienza ospitiamo, invece, oltre 2mila migranti, all'interno di un sistema integrato con le istituzioni pubbliche.
Ora i nuovi orientamenti del governo, a partire dal Decreto Sicurezza, renderanno più difficile erogare servizi a questi nostri ospiti scappati da fame, povertà e guerre.
In mancanza di altri provvedimenti è facile immaginare che i migranti che stavano negli appartamenti e negli ex convitti del sistema di accoglienza diffusa approntato in questi anni con la collaborazione delle parrocchie e degli istituti religiosi, torneranno a chiederci aiuto, mettendosi in fila proprio davanti ai centri di ascolto e qui troveranno i nostri connazionali impoveriti.
I primi e i secondi dovranno contendersi le stesse poche risorse di cui disponiamo per aiutarli. Se agli italiani impoveriti verrà fatto credere che la colpa della situazione in cui si trovano è dei nuovi venuti, il conflitto sociale sarà inevitabile.
Sempre nel messaggio per la giornata mondiale della Pace, papa Francesco dice che «non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza».
Ci auguriamo che i politici italiani lo tengano a mente per l'anno che sta iniziando. Non mettere gli uni contro gli altri, ma aiutare tutti, valorizzando in ciascuno le proprie capacità, con quell'atteggiamento positivo nei confronti dell'uomo che papa Francesco ci raccomanda di ritrovare.
Luciano Gualzetti
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