L’accoglienza dei migranti è non popolare tra gli italiani. Secondo recenti indagini il 43% dei nostri connazionali ritiene sia giusto accettare solo i profughi e respingere gli immigrati che giungono per motivi economici. Il 36% vorrebbe invece che tutti, a prescindere da qualsiasi altra considerazione, tornassero da dove sono venuti. Soltanto il 19% pensa che il dovere della solidarietà prevalga su ogni altra considerazione.
Le paure nei confronti dell’immigrazione (48%) e del terrorismo (39%) hanno sostituito quelle per la crisi economica e la disoccupazione, che erano le principali preoccupazioni degli italiani solo qualche anno fa. Questo clima ha un’influenza negativa anche sui rapporti tra le istituzioni dei Paesi europei e mette in crisi la definizione di politiche internazionali condivise tra gli Stati membri.
La diffusione di sentimenti razzisti e xenofobi spinge i Paesi europei ad una revisione in senso restrittivo delle misure per l’immigrazione, rischiando così di mettere in discussione i principi fondamentali dell’Unione Europea. Il rispetto di questi principi è oggi minato dalle crescenti conflittualità suscitate dalle politiche europee, specie in materia di immigrazione. Ne è un esempio lampante l’incapacità di trovare un accordo sulla gestione del flusso dei migranti che si sono riversati sulla rotta balcanica e nelle acque del Mediterraneo. Politiche di accoglienza non condivise e non efficaci hanno privilegiato la sicurezza dei confini nazionali, preferendo esternalizzarli in Paesi non europei (Turchia e Libia), in cui le violazioni dei diritti umani sono tutt’altro che episodiche. Così facendo, inoltre, si è di fatto, reso sempre più difficile l’ingresso regolare degli stranieri nei paesi dell’Unione.
In controtendenza a questo orientamento dell’opinione pubblica si è levata la voce di papa Francesco. In occasione della Giornata mondiale del migrante, il 14 gennaio 2018 il Pontefice ha detto che sull’accoglienza dei migranti «avere dubbi e timori non è un peccato. Il peccato è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte, condizionino le nostre scelte, compromettano il rispetto e la generosità, alimentino l'odio e il rifiuto».
I molteplici richiami del Santo Padre hanno ispirato la piattaforma di proposte presentate dal Vaticano alla Comunità internazionale nei negoziati all’Onu per le definizione dei Global compacts su migranti e rifugiati.
Tra i 20 punti di azione, approvati dal Pontefice, si dice esplicitamente che «è necessario promuovere una narrativa positiva sulla solidarietà verso migranti, richiedenti asilo e rifugiati attraverso la documentazione e diffusione delle “buone pratiche” relative all’integrazione di migranti e rifugiati, e promuovendo programmi di integrazione nelle comunità locali».
Questo punto tocca da vicino proprio le nostre comunità. Le parrocchie della Diocesi di Milano che hanno aderito al piano di accoglienza diffusa oggi ospitano 2360 persone. Rappresentano complessivamente un modello di integrazione. Dobbiamo esserne più consapevoli di quanto forse siamo e, soprattutto, dobbiamo raccontarlo. Con l’esperimento di eye contact My Mirror a Fà la cosa giusta alla fine di marzo, i racconti che stiamo raccogliendo nei territori per la campagna Share the journey, lo stiamo già facendo.
Così sapremo cogliere la nuova sfida che abbiamo di fronte: sconfiggere la paura, praticando la carità.
Luciano Gualzetti
Leggi tutto l'inserto Farsi Prossimo di maggio 2018