Ogni giorno ci troviamo a ricevere famiglie che temono di perdere la casa o l’hanno già persa. Sono persone del ceto medio, che in seguito alla crisi economica, non sono riuscite più a pagare i mutui che avevano contratto. Fino ad ora avevano negoziato con le banche, ma ora gli istituti di credito, per ottemperare alle nuove regole, hanno dovuto cedere i crediti in sofferenza a grossi gruppi internazionali che si affidando per la riscossione ad agenzie senza scrupoli. Il rischio concreto è che queste persone, non riuscendo a farsi fare più credito legalmente, pur di non perdere l’abitazione ricorrano alle vie illegali: quelle dell’usura.
Le nuove regole internazionali, infatti, costringono le banche italiane a vendere velocemente i crediti deteriorati che hanno in pancia (NPL, No Performing Loans). Avendo poco tempo a disposizione per liberarsene, gli istituti di credito italiani sono costretti a svenderli a un prezzo che va dal 20% al 10% del loro valore. Gli acquirenti, in genere grandi gruppi internazionali in grado di agire senza troppi controlli, si rivalgono sui creditori. Il meccanismo fino ad ora ha riguardato i crediti delle imprese. Adesso si sta passando ai crediti residenziali in mano alle famiglie. Sarebbero 700mila le persone coinvolte. La situazione rischia di far esplodere il credito usuraio. Infatti, benché secondo dati Eurispes, le province lombarde abbiano indici di permeabilità all’usura inferiori alla media nazionale (44,02), tutte mostrano comunque valori rilevanti con Milano in testa (36,41) e a seguire Varese (27,78), Bergamo (25,37), Brescia (23,84), Cremona (23,50), Monza e Brianza (21,10), Pavia (19,20), Mantova (18,34), Lecco (17,95), Lodi (15,92), Como (15,38), Sondrio (7,41).
Dopo avere tanto parlato di sicurezza del sistema bancario e di organi di vigilanza, vien da chiedersi come sia possibile che nel nostro Paese questo dramma, che riguarda i soggetti più deboli, possa essere tollerato, a maggior ragione dopo le recenti parole di Papa Francesco che, proprio all’udienza con i rappresentanti delle Fondazioni anti-usura lo scorso 3 febbraio, ha ricordato che “
l’usura è un peccato grave: uccide la vita, calpesta la dignità delle persone, è veicolo di corruzione e ostacola il bene comune” e ha invitato i responsabili del sistema bancario affinché vigilino sulla qualità etica delle attività e degli istituti di credito.
I centri di Ascolto Caritas insieme alla Fondazione San Bernardino, promossa dai Vescovi Lombardi per contrastare l’usura, da 10 anni incrociano questi temi proponendo percorsi che partono dall’ascolto e l’incontro delle persone. Alzando lo sguardo sulle cause dell’indebitamento. Attivando un affiancamento e una consulenza competente alle posizioni debitorie.
Possiamo, come facciamo, attivare tutti gli strumenti a disposizione in un’ottica integrata e progettuale, secondo il metodo Caritas: dal pagamento delle bollette al Fondo Famiglia Lavoro. Possiamo ricostruire e facilitare la rete della persona con difficoltà di accesso al credito o che si trova nella trappola del debito, che sempre più spesso si isola e si illude di potercela fare a restituire il debito, persino quando si tratta di usura. Tuttavia non dobbiamo mai dimenticare che le vere cause sono culturali.
Come Caritas dobbiamo insistere e incidere maggiormente sulla dimensione culturale del fenomeno. Con un approccio educativo che mette a tema un corretto rapporto con il denaro; educa al debito responsabile; alla “sobrietà” e alla “legalità” coniugate dalla “solidarietà”.
Anche il Papa ci ricorda che per sconfiggere l’usura bisogna cambiare in nostro stile di vita:
“L’usura umilia e uccide. L’usura è un male antico e purtroppo ancora sommerso che, come un serpente, strangola le vittime. Bisogna prevenirla, sottraendo le persone alla patologia del debito fatto per la sussistenza o per salvare l’azienda. E si può prevenirla educando ad uno stile di vita sobrio, che sappia distinguere tra ciò che è superfluo e ciò che è necessario e che responsabilizzi a non contrarre debiti per procurarsi cose alle quali si potrebbe rinunciare.” È un compito educativo che come Caritas dobbiamo comprendere come particolarmente urgente oggi!
Luciano Gualzetti
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