Reddito di inclusione. Per la prima volta in Italia uno strumento di contrasto alla povertà

La buona notizia è questa: per la prima volta nella storia del nostro Paese il Parlamento ha definito, per legge, una reale misura di contrasto alla povertà assoluta.
Da qualche settimana infatti l’Italia ha finalmente la sua legge che si occupa di povertà. Il 9 marzo scorso il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge delega sul contrasto della povertà, senza modifiche rispetto al testo già passato alla Camera nel luglio 2016.
Cosa dice la legge? In estrema sintesi introduce la misura nazionale di contrasto della povertà assoluta, denominata Rei, cioè Reddito di inclusione, che consiste in un trasferimento monetario riservato alle famiglie con un reddito molto basso, insieme a forme di presa in carico da parte dei servizi territoriali.
È un passo in avanti davvero molto significativo, che traccia una via precisa per i successivi decreti attuativi che dovranno essere “all’altezza” del provvedimento.
L’approvazione della legge è un risultato importante anche per l’Alleanza contro la povertà, della quale Caritas fa parte, che si è spesa molto affinché si potesse approvare in tempi certi uno strumento di inclusione certo come è il Rei.
L’Alleanza ha sempre sollecitato l’adozione di uno strumento fondato su due pilastri: il sostegno economico a chi vive in povertà assoluta e la presa in carico da parte dei servizi territoriali. Lo strumento adottato dal Parlamento va in questa direzione.
Il reddito di inclusione sarà una misura che dovrà essere garantita in ogni regione, a ogni cittadino che si trovi in determinate condizioni di povertà. Potrà essere erogata anche alle famiglie straniere, purché con un requisito minimo di residenza in Italia. E questa misura dovrà essere resa nel tempo universale, ovvero non riservata a specifiche categorie, ma subordinata alla verifica dei mezzi economici, da effettuarsi sulla base dell’Isee.
Come sarà erogata? Qui entrano in gioco i servizi territoriali, che avranno un compito decisivo. Il Rei sarà infatti erogato sulla base dell’effettivo impegno, da parte del soggetto interessato, a rispettare un progetto personalizzato di reinserimento sociale e lavorativo, che sarà appunto predisposto dalla rete dei servizi sociali territoriali.
Certamente la sfida non si ferma qui. Sarà necessario, infatti, predisporre, così come sollecitato dall’Alleanza, un Piano nazionale contro la povertà che definisca strategie attuative e di finanziamento incrementali, che consentano il progressivo ampliamento dell’utenza sino a raggiungere tutta la popolazione in povertà assoluta. Perché la legge di contrasto alla povertà deve essere effettivamente universale, così da superare anche gli attuali e drammatici differenziali territoriali.
Fatta la legge, ora si guarda alla sua attuazione. E ai decreti che la disciplineranno.
Sarà una sfida decisiva che dovrà rendere complementari i servizi alla persona e i contributi effettivamente erogati, affinché si possano realmente modificare le condizioni di vita delle persone più povere.
Sarà una sfida sul piano dell’equità, perché si dovranno trovare eque condizioni di accesso al Rei. Sarà infine una sfida da giocare anche sul piano delle amministrazioni locali, che saranno i veri protagonisti dei percorsi di inclusione.
Molto, dunque, è stato fatto. E molto ancora resta da fare. Siamo sulla buona strada.
Il paese aveva ed ha urgente bisogno di risposte e misure contro la povertà. La legge delega è un primo passo importante, forse storico, di un percorso che, per ora siamo solo alle buone intenzioni, potrà permettere nel tempo – e lo speriamo – percorsi di inclusione certi.
 
Luciano Gualzetti

Leggi tutto l'inserto di Farso Prossimo sul Segno di Aprile 2017
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