In cima alle paure degli italiani l’immigrazione e il terrorismo hanno sostituito la paura della crisi economica e della disoccupazione. Tutto ciò accade per l’incapacità di trovare un accordo sulla gestione del flusso dei migranti che si sono riversati sulle rotte balcanica e del Mediterraneo. Trattato di Dublino, ricollocazione, politiche di accoglienza disorganizzate e ‘disunite’ hanno fatto i conti con la scelta di sicurezza e controllo dei confini, che ha portato all’esternalizzazione delle frontiere in Paesi che hanno una scarsa se non nulla attenzione ai diritti (Turchia, Libia) e a un’oggettiva difficoltà se non vero e proprio ostacolo all’ingresso regolare nei paesi europei.
Di fronte a questo scenario il rischio è quello di oscillare tra l’impotenza e il cinismo. Come Caritas abbiamo da sempre un metodo. L’incontro con il povero con uno sguardo attento e di reciprocità. E a partire da questo alzare lo sguardo per ricercare le cause che portano persone a situazioni di ingiustizia e violenza. Il buonismo non ci appartiene. Seriamente e responsabilmente la Caritas a nome della Chiesa Italiana ha operato promuovere una coerenza sui tre piani: il modo di vedere il fenomeno, le azioni concrete per l’accoglienza, i processi di integrazione.
Riteniamo che sia giunto il momento per un cambio decisivo di passo per affrontare il flusso ormai strutturale delle migrazioni in Italia.
Questo cambiamento di strategia passa almeno da due punti:
1) L’apertura di canali sicuri e legali di ingresso nell'UE, i cosiddetti corridoi umanitari, raccomandati agli stati membri dallo stesso Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, come soluzione alla crisi attuale dell’asilo. Una via che stiamo già percorrendo con l’accordo firmato con il governo etiope da Caritas Italiana e Comunità di Sant’Egidio che ha suscitato interesse anche da organizzazioni umanitarie di altri paesi europei.
2) La riforma della Legge Bossi Fini ormai inadeguata a fronteggiare la complessità del fenomeno in particolare per l’ingresso regolare degli immigrati e basata sostanzialmente sul rifiuto più che sull’accoglienza degli immigrati. Occorre, invece, uno strumento legislativo adeguato ai tempi che sappia governare il fenomeno con razionalità e umanità. Il che significa ad esempio: introdurre il permesso di soggiorno per ricerca lavoro con previsione dello sponsor; accesso al diritto di voto attivo e passivo a livello locale; superamento dello Jus Sanguinis come criterio di cittadinanza; riconoscimento pieno dei diritti pensionistici per i migranti; riapertura del sistema delle quote in base al numero adeguato ai bisogni.
Nell’anno pastorale appena concluso siamo stati impegnati a declinare il tema “Sonfinati. La carità è cultura dell’accoglienza”, richiamando l’attenzione ad essere comunità accoglienti e capaci di esprimere la cultura della carità, rispondendo agli inviti e alle sollecitazioni del nostro Arcivescovo Card. Angelo Scola, che proprio in questi giorni termina il Suo ministero episcopale.
A Lui va il nostro più sentito ringraziamento per l’intelligente sostegno e per l’incoraggiamento che ci ha accompagnato in questi anni, aiutandoci ad allargare i nostri orizzonti e ad essere pronti a rispondere alle esigenze dei fratelli.
Con l’occasione rivolgiamo i nostri auguri di buon lavoro al nuovo Arcivescovo S.E. Mons. Mario Delpini, con cui abbiamo già avuto modo di collaborare in questi anni.
A Lui rinnoviamo la nostra più completa disponibilità per un proficuo lavoro a servizio delle nostre comunità e con gioia ci mettiamo a disposizione per costruire comunità accoglienti.
Luciano Gualzetti
Leggi tutto l'inserto di Farsi Prossimo sul Segno di Settembre 2017