Dunque ci siamo! Dopo poco più di 11 anni di servizio lascio la direzione di Caritas Ambrosiana per avviarmi a legare, per gli anni che il Signore vorrà, la mia vita a quella degli uomini, delle donne e dei bambini che appartengono al territorio della parrocchia di Santo Stefano, a Sesto san Giovanni.
A quanti in queste settimane mi hanno chiesto se mi dispiacesse lasciare Caritas Ambrosiana ho sempre risposto di sì, ma che mi sarei preoccupato se non fosse stato così. C’è un dolore, un rammarico, un dispiacere nel dover lasciare un mondo che certamente ha inciso fortemente nel mio cammino sacerdotale e umano. Insieme, c’è la serena convinzione della non indispensabilità di nessuno di noi e l’altrettanta convinzione che la pace del cuore la trovi non quando fai quello che pensi ti piaccia maggiormente, bensì quando senti che la tua persona va ad occupare quel ruolo che il Vescovo ti affida, che la Chiesa ti chiede, che il Signore stesso ti sta proponendo.
Vedete, il bello di una realtà come Caritas è proprio la sua capacità di “sopravvivere” a coloro che per qualche anno si sono trovati ad accompagnarla. Il fatto cioè che la promessa, l’impegno di essere al servizio dei poveri e della crescita della sensibilità delle nostre comunità cristiane rispetto a quanti fanno fatica, sono mantenuti al di là delle persone. I direttori passano, la missione di Caritas continua.
Ogni tanto mi chiedo se sia possibile un bilancio di questi 11 anni. E mi rispondo – con la consapevolezza che l’elenco potrebbe essere ben più ampio - che, almeno nelle intenzioni, abbiamo cercato di potenziare il ruolo e l’autonomia delle Zone, così come ci siamo impegnati a precisare il rapporto tra le diverse componenti di quello che chiamiamo il “sistema Caritas”, abbiamo mantenuto rapporti collaborativi e senza complessi con le istituzioni pubbliche, abbiamo presidiato con autonomia le nuove emergenze e le sfide che si sono presentate (expo, refettorio, empori, strutture di accoglienza per senza dimora, ...). Insieme abbiamo potenziato il lavoro a livello di Delegazione regionale, così come abbiamo allargato i nostri rapporti internazionali a seguito di emergenze e grazie ai giovani in servizio civile e a quelli che hanno partecipato ai cantieri della solidarietà.
Dunque ci salutiamo, e vi confesso che sento di dover portare con me la sfida più grande: quella di una messa alla prova, di un grande test rispetto a quanto in questi 11 anni ho fatto oggetto di molti miei interventi. Interventi che riguardavano altri: operatori pastorali, parrocchie, comunità pastorali, seminaristi, sacerdoti, parroci, ... “Ora tocca a te” qualcuno potrebbe legittimamente dirmi. “Vediamo se sei capace di tradurre tutte queste riflessioni e insegnamenti in processi di maturazione della tua nuova parrocchia!”. Una sfida che accetto con entusiasmo e non senza qualche trepidazione.
Legata a questa sfida vedo anche una formidabile questione di metodo e di identità ecclesiale. Mi riferisco al grande tema della sinodalità che coinvolge la corresponsabilità dei laici alla missione della chiesa. Consiglio pastorale parrocchiale, Consiglio degli affari economici, “direttivo” parrocchiale, ... dovranno diventare i luoghi privilegiati in cui sperimentare un modo diverso e nuovo di essere chiesa. Uno stile che certamente l’esperienza di questi anni in Caritas Ambrosiana mi ha ulteriormente insegnato ad affinare e a desiderare.
Un’ultima parola la voglio dedicare al carissimo Luciano Gualzetti che in questi anni mi ha introdotto e istruito in un mondo che per me era assolutamente inedito. A lui la mia gratitudine per la professionalità e il senso ecclesiale dimostrati. A lui passo volentieri il testimone di Direttore di Caritas Ambrosiana, convinto che la scelta dell’Arcivescovo sia ad un tempo giusta ed ambiziosa. Giusta, in quanto riconosce il prezioso ruolo di Luciano svolto in questi anni che l’hanno visto particolarmente coinvolto col Fondo Famiglia Lavoro e con l’operazione Expo 2015, solo per fare alcuni esempi. Ambiziosa, dal momento che segna una discontinuità e riconosce una forte dimensione di laicità alla conduzione di una realtà come Caritas Ambrosiana. A lui il mio più vivo augurio per il cammino che continua sulle strade del servizio agli ultimi.
Don Roberto Davanzo
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