Il caro-energia è tornato a mordere. E a scavare preoccupanti voragini, nei conti di numerose persone e famiglie. Anche il governo ne ha dovuto prendere atto, tanto da approvare a febbraio un decreto bollette ad hoc da 3 miliardi di euro, con la finalità di dare sollievo, per qualche mese, ai bilanci delle piccole imprese, ma soprattutto di milioni di utenti domestici.
I centri d’ascolto Caritas non hanno tardato a registrare gli effetti sociali di un trend economico che, nel 2024, ha visto i costi della materia prima gas più che raddoppiare (dai 23 euro a megawatt di marzo ai 50 euro di dicembre), con riflessi anche sui costi dell’elettricità (in Italia prodotta ancora, in buona parte, in centrali alimentate a gas). Ma operatori e volontari Caritas stanno imparando a riconoscere più a fondo anche le dinamiche distorsive del mercato dell’energia, che proprio nel 2024 ha vissuto un passaggio cruciale, con la definitiva liberalizzazione e l’esaurirsi del tradizionale regime di Maggior tutela.
In realtà, il legislatore italiano ha salvaguardato la possibilità di fruire di servizi tutelati permanenti, ma solo per i non pochi utenti “vulnerabili” (quelli sotto la soglia Isee di 9.350 euro). Non tutti costoro, però, hanno colto l’opportunità, avendo invece aderito a proposte di contratto avanzate, alle volte in modo poco chiaro o capzioso, dalle società che agiscono in regime di concorrenza senza obblighi.
Nel 2024, la media dei costi dei contratti di libero mercato, sia per il gas che per l’elettricità, è stata costantemente e nettamente superiore a quella dei costi dei contratti tutelati (e in certi casi si sono registrati pure incrementi repentini anche per i contratti a canone fisso, giustificati da clausole contrattuali sostanzialmente nascoste). Condizione che rende ogni giorno più urgente e impegnativa la sfida di far fronte alla povertà energetica, che secondo l’osservatorio di settore Oipe colpisce il 9% della popolazione italiana.
Tale sfida richiede non solo pazienza, ma anche formazione e competenza. In nome di questa urgenza, Caritas Ambrosiana sta rafforzando risorse umane e strumenti dedicati: ha consolidato la compagine dei Ted Caritas (i Tutor per l’energia domestica attivi nella sede centrale); ha varato percorsi di formazione per operatori dei centri d’ascolto, per abilitarli a leggere bollette, spulciare contratti, orientare i debitori, fornire consigli per migliorare i consumi e prevenire indebitamenti ulteriori; ha messo a punto un sito internet (povertaenergetica.caritasambrosiana.it), con tanto di “Controllore della bolletta”, artigianale ma efficace strumento per capire se, sulla base dei propri consumi, si paga il giusto, o comunque si possano trovare opzioni contrattuali migliori.
Insomma, nella battaglia contro chi specula, anche se sono giganti, non è detto che i vulnerabili debbano per forza soccombere. Una mano decisiva, peraltro, ce la si aspetterebbe dallo Stato. È davvero così impensabile mettere soglie sul prezzo di vendita, commisurate al prezzo della materia prima, oltre le quali non si può salire? È impossibile imporre agli operatori il rispetto di misure di trasparenza (a cominciare dalla consegna al cliente della Scheda di confrontabilità) che pur sarebbero previste? È inattuabile pubblicizzare a carico della collettività l’esistenza dei servizi di tutela? Perché vanno bene gli utilissimi bonus sociali e i contributi una tantum che danno ossigeno ai cittadini meno abbienti.
Ma in definitiva assicurano entrate certe anche a chi ha praticato tariffe inique e ingiustificate dalle congiunture. E forse sarebbe buona cosa evitare che ciò accada….
Luciano Gualzetti
Direttore Caritas Ambrosiana
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