Una riforma. Urgente e complessiva. Finalizzata a porre limiti al settore dell’azzardo fisico. Che non è sparito, e che insieme a quello on line condiziona la vita economica e sociale del Paese. Al parlamento, in occasione di un convegno svoltosi a febbraio alla Camera, la Consulta nazionale delle Fondazioni ecclesiali antiusura (che presiedo) ha ribadito, insieme a tanti soggetti della società civile, la necessità di una proposta normativa in profonda discontinuità con il passato.
Le norme recentemente varate dal governo italiano rischiano invece di sottovalutare le conseguenze drammatiche che l’azzardo ha sulla vita di milioni di persone (coloro che soffrono di dipendenza patologica sono oggi in Italia 1,2 milioni, e la metà degli individui incontrati dalle fondazioni antiusura indicano l’azzardo come causa principale del loro debito). L’introduzione della distinzione tra punti di gioco certificati e non, la riduzione dei luoghi sensibili da cui i punti gioco devono essere distanziati, la limitata riduzione del numero di sale gioco e scommesse: sono misure che rischiano di far fare al paese drammatici passi indietro.
Dal punto di vista finanziario e fiscale, lo Stato si arrende inoltre al ruolo di comprimario. All’inarrestabile crescita del gioco d’azzardo in Italia, trainata dalla scriteriata liberalizzazione dell’offerta (nel 2023 la raccolta di tutti i giochi legali si è aggirata sui 135 miliardi di euro, cifra record che nel 2024 dovrebbe essere salita a 147 e nel 2025 potrebbe raggiungere la vetta di 160 miliardi), non corrisponde una proporzionale crescita delle entrate fiscali. Lo ha evidenziato in più occasioni la Corte dei Conti, secondo la quale nel calcolo tra costi e benefici vanno inseriti anche i pesanti costi sociali dell’azzardo: trattamento delle dipendenze e cure sanitarie da assicurare ai giocatori patologici; perdita di produttività dei giocatori compulsivi e patologici, ricadute negative sulle famiglie. Nonostante questo, le politiche di prevenzione risultano ancora frammentate e insufficienti. Ed eliminare (come fa una recente norma) l’Osservatorio specifico sul gioco d’azzardo patologico, integrandolo in una struttura più ampia dedicata a tutte le dipendenze, equivale a ridurre l’attenzione specifica di cui il fenomeno necessita, compromettendo la capacità di affrontarlo in modo mirato, specializzato e coordinato.
Il gioco legale crea dipendenza
Gli interessi della criminalità sono stati illustrati a più riprese dalle relazioni della Commissione bicamerale antimafia, oltre che da numerose indagini della magistratura e dalle informative della Banca d’Italia: per i gruppi mafiosi, l’azzardo è un veicolo di riciclaggio del denaro ricavato da attività illecite, ma anche un ambito nel quale investire, finanziando direttamente attività illegali. Di conseguenza, è scorretto pensare che l’espansione del gioco lecito vada di pari passo con una riduzione significativa di quello illecito: il gioco legale crea anzi bisogno e dipendenza nei giocatori, che in una fase successiva vengono attratti dalle offerte illegali, apparentemente più allettanti. Così, sovraindebitati, molti di essi finiscono per essere irretiti dall’usura.
La Consulta nazionale antiusura, pertanto, si unisce all’appello rivolto a governo e parlamento da regioni, comuni e associazioni, affinché si ritiri la proposta di riforma del gioco fisico, non rispettosa della dignità e della salute dei cittadini, e sia rivista tutta la normativa vigente sull’azzardo. Per costruire insieme una legislazione davvero trasparente, equa, sussidiaria e attenta ai deboli.
Luciano Gualzetti
Direttore Caritas Ambrosiana
Leggi tutto l'inserto Farsi Prosimo sul Segno di Marzo 2025