«In questa nostra Milano così attraente e intraprendente, è necessario ripetere il grido antico: non ci sono case!». Non ha usato giri di parole, l’arcivescovo. Lo scorso 15 dicembre, in Duomo, in occasione delle celebrazioni per il 50° di Caritas Ambrosiana, monsignor Mario Delpini ha presentato il “Fondo Schuster – Case per la gente”. E lo ha fatto con quella che – per sua stessa ammissione – suona come una “provocazione”, ma nel senso etimologico del termine: cioè una “chiamata a” farsi carico di un problema incombente, rivolta a tutti coloro che hanno responsabilità e possibilità (istituzioni, imprenditori, proprietari, semplici cittadini e fedeli), secondo uno schema di alleanza, all’interno del quale l’azione di ciascuno integra e rafforza quella degli altri.
Il Fondo, costituito dalla diocesi con una dotazione iniziale di 1 milione di euro e affidato alla gestione di Caritas Ambrosiana, può ricevere donazioni monetarie. Le donazioni raccolte saranno destinate per il 50% per la riqualificazione degli appartamenti che verranno messi a disposizione da enti pubblici (Aler e Comuni) o privati, mentre il 20% serviranno a costituire garanzie per i proprietari che accettano di affittare a canone calmierato e il 30% a erogare contributi a persone e famiglie in difficoltà ad affrontare spese legate alla casa (affitti, mutui, utenze, ristrutturazioni, efficientamenti energetici).
La povertà abitativa è un problema che i centri d’ascolto di Caritas Ambrosiana intercettano ogni giorno. Il terzo, per la precisione, tra i bisogni manifestati da chi si rivolge ai nostri volontari. Spesso la segnalazione non si traduce nemmeno in una richiesta d’intervento (del tipo: aiutatemi a trovare un alloggio, o un’abitazione dignitosa, o un affitto sostenibile), e questo la dice lunga riguardo al livello di rassegnazione che circola, a Milano e dintorni, rispetto al tema della “casa accessibile”.
D’altronde, se è vero che il capoluogo lombardo ha un patrimonio di alloggi pubblici (sul totale delle abitazioni) decisamente superiore alla media nazionale, è altrettanto indiscutibile che una parte significativa di tale patrimonio resta inutilizzata, perché degradata. E altrettanto, anzi ancora più inaccessibile si rivela il patrimonio privato: a Milano tra il 2015 e il 2021, mentre redditi e retribuzioni medie crescevano del 12-13% (ma solo del 3% per gli operai e del 7% per gli impiegati), i prezzi di acquisto delle case sono cresciuti del 41% e i canoni di locazione del 22%.
Tramite il Fondo Schuster, Diocesi e Caritas si ripromettono dunque di lottare non solo contro la povertà abitativa, ma anche contro la tendenza che rende Milano (e i territori circostanti) sempre più difficilmente abitabili anche da chi povero non è. Non desideriamo città organizzate per “bolle residenziali”, che vedono coagularsi nei centri luccicanti affari, lusso, turismo e ceti ricchi, e in quartieri via via più periferici persone e famiglie il cui reddito è in proporzione crescente consumato da spese per la casa determinate da processi speculativi, più che dalle dinamiche di un ragionevole mercato immobiliare.
Senza un effettivo “mix abitativo”, condizione per un auspicato “mix sociale”, città e quartieri si ammalano di disuguaglianza, di legami di fiducia sfaldati e di incapacità di dialogo. E finiscono per farsi lacerare da tensioni che sfociano in violenze, e per vedere sfibrata la trama di coesione, di sicurezza e di solidarietà che li rende vivibili. Con il Fondo Schuster intendiamo batterci anche per la qualità della vita delle nostre comunità.
Che mai potrà prescindere dalla possibilità dell’abitare insieme.
Luciano Gualzetti
Direttore Caritas Ambrosiana
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