
La storia di Blessing



Progetto grafico a cura di Lorenzo Peri
studente Civica Scuola Arte&Messaggio - Comune di Milano
Blessing nasce e cresce a Benin City, in Nigeria, in una famiglia molto povera. Frequenta la scuola solo qualche anno e aiuta la famiglia con qualche lavoretto. Quando compie 18 anni, un’amica di famiglia di nome Mama Sarah, le propone di partire alla volta dell’Italia per lavorare come baby sitter. Blessing, in accordo con la famiglia, decide di accettare.
Prima di partire viene accompagnata in un tempio dove viene sottoposta ad un rito juju da un native doctor. La fanno sedere su una pietra sacra: le fanno delle piccole incisioni su tutto il corpo, le rasano i peli, le tagliano a pezzetti gli slip e le dicono di lavarsi con l’acqua del tempio. Subito dopo uccidono una gallina, ne estraggono il cuore e la obbligano a ingoiarlo con del gin e bitter cola. Le fanno giurare di non parlare mai con la polizia, di obbedire e fare tutto ciò che le ordineranno, di non scappare e di restituire tutti i soldi.
Nel caso in cui non rimarrà fedele al rito, impazzirà o morirà.
In quell’occasione le comunicano che il debito ammonta a 30.000 euro e che impiegherà poco nel ripagarlo, ma Blessing non ha idea dell’entità del denaro. Il viaggio migratorio si rivela un calvario: viene picchiata e stuprata ripetutamente fino all’arrivo in Libia, dove viene portata in una connection house e costretta a prostituirsi per pagarsi l’ultimo passaggio in mare.
Dopo sei mesi arriva in Italia e viene inserita un centro di accoglienza per richiedenti asilo ma, avendo paura delle promesse fatte, contatta subito la Mama Sarah che manda qualcuno a prenderla per portarla a Torino da una sua amica di nome Franca, quella che diventerà la sua madame. Lì Blessing scopre la realtà: non lavorerà come baby sitter, ma dovrà prostituirsi.
Blessing cerca di ribellarsi e di rifiutarsi ma la madame risponde alle reticenze con la violenza. Blessing viene costretta alla prostituzione tutti i giorni per un anno e mezzo, in una stradina di un paesino vicino Torino. In strada Blessing incontra le operatrici dell’unità di strada che la sostengono e le parlano della possibilità di entrare in un progetto di protezione e integrazione.
Un giorno, dopo essere stata picchiata da un “cliente”, ha molta paura e decide di chiedere alle operatrici dell’unità di strada di aiutarla a fuggire. Blessing accetta di entrare in un programma di emersione e integrazione sociale sul territorio di Milano, per allontanarsi da Torino, città pericolosa per lei. In comunità, insieme alle operatrici, costruisce il suo progetto: frequenta la scuola, impara molto bene l’italiano e, seppur con qualche difficoltà, riesce ad avviare un tirocinio in un bar.
Blessing non può però chiudere con il suo passato: le persone collegate alla madame vanno ancora a casa della sua famiglia e li minacciano di morte “perché lei non è stata agli accordi”: non ha finito di ripagare il debito. Blessing spera di poter riuscire a guadagnare un po’ di soldi in modo da poter far trasferire la sua famiglia in un altro quartiere di Benin City, perché possano nascondersi dalla rete di sfruttamento e vivere sereni.
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