Campagna salute mentale
LA PSICHIATRIA HA BISOGNO DI RISORSE E STRUTTURE NON DI "MOSTRI" E SCANDALI!
Ancora una volta un fatto gravissimo ha riportato, in questi giorni, al centro dell'attenzione dei mass media, della gente, dell'opinione pubblica la questione della psichiatria, ma tutti coloro che vivono da anni la vicinanza alla sofferenza ed al disagio, come persone direttamente coinvolte, familiari, associazioni di volontariato, operatori professionalmente impegnati, organizzazioni sindacali, vogliono esprimere la loro preoccupazione con modalità più riflessive e per questo urgentemente concrete.
Non vogliamo discutere pro o contro la legge 180/78, cosa che sarebbe apparentemente significativa ma poco produttiva: è evidente che ci vogliono strutture qualificate presenti sul territorio, presidi aperti tutti i giorni e costantemente; capacità di prevenzione e accompagnamento del disagio delle persone, possibilità di ricreare un interesse vero ed accogliente al disagio mentale. Ed allora prima ancora che individuare eventuali cambiamenti legislativi, chiediamoci come e cosa fare per prevenire ed avvertire i segnali di disagio, ascoltare davvero le urgenze, permetterci di creare un'educazione sanitaria, progettare interventi ed azioni in modo concreto. Questo è un compito da svolgere non contro qualcuno ma insieme, tutti insieme, non permettendo semplificazioni e banalità o utilizzi strumentali delle situazioni gravi. Riteniamo essenziale, quindi, che venga innanzitutto realizzato quanto previsto dal Progetto Obiettivo Nazionale per la tutela della salute mentale; Progetto, questo, in grado di rispondere a molti bisogni dei sofferenti psichici e delle loro famiglie, come d'altronde ribadito anche nell'ordine del giorno approvato all'unanimità nel febbraio u.s. dal Consiglio Regionale della Lombardia.
Noi siamo disponibili al confronto, alla collaborazione concreta, ma chiediamo risorse adeguate, progetti mirati e continuativi da condividere per non lasciare soli i familiari, gli "addetti ai lavori" e per questo vorremmo anche vigilare su cosa e come vengono investite le risorse e quali risultati si ottengono. Ancora, riteniamo urgente ascoltare e sostenere la famiglia, dare presidi territoriali, sviluppare luoghi di incontro, esperienze di assistenza domiciliare, strutture degne di una città metropolitana.
Esistono al contrario, soprattutto a Milano strutture insufficienti, luoghi inadeguati e carenza di personale: questo richiede una verifica attenta e un'urgente programmazione in grado di moltiplicare i progetti di intervento ed il coordinamento, insieme, degli stessi. Riteniamo necessario non delegare e non lasciare ai cosiddetti specialisti o addetti ai lavori un aspetto così importante della vita di ciascuno, la salute mentale e individuare, realizzandoli, progetti condivisi e verificati da tutti.
Noi siamo disponibili, ma anche indisponibili ad avere solo promesse, ad assistere ad un fuoco di fila di parole che poi si svuotano di concretezza e vanno nel dimenticatoio. Non basta, infatti, dichiarare che ci vogliono progetti, bisogna stabilire priorità, risorse e tempi di realizzazione.
E' evidente che rimane il problema delle persone con disagio mentale grave, gravissimo.
Milano fa tanti, forse troppi Trattamenti Sanitari Obbligatori e questo è anche il segno di una mancata presa in carico della comunità sanitaria e sociale, di una carenza progettuale e di risorse sul nostro territorio. La Regione Lombardia ha promosso per settembre c.a., una Conferenza Regionale sulla Salute Mentale da noi fortemente voluta e sollecitata che prevede una giornata preparatoria per la fine di giugno. Una Conferenza nella quale affermare la necessità e la priorità di verificare, controllare quanto si fa e quanto non si fa nella nostra regione, in merito alla salute mentale.
I familiari e le loro associazioni non vogliono essere coinvolti in dibattiti che hanno i tempi lunghi della diatriba: vogliono risposte concrete, luoghi dove segnalare il disagio e chiedere anche la domiciliarità del sostegno. Per la cittadinanza questa deve essere la risposta, altrimenti, la nuova domanda di "rinchiudere", di allontanare le persone con disagio mentale dal territorio, il problema di un'insicurezza diffusa rischierà di alimentare un agire ed una cultura di abbandono e di non cura. Il tema della presa in carico, della rete di risorse pubbliche e private, della formazione diffusa sono tre direttrici sulle quali si sta lavorando molto. L'episodio grave di questi giorni non ci fa cambiare rotta ma rende più urgenti queste scelte che devono essere di tutti. La follia, la sofferenza può essere affrontata se aumenta la serenità e la normalità positiva e solidale del vivere in città; ed è proprio per questo che ci auguriamo di non essere lasciati soli ma essere sempre più partecipi, attraverso un piano di azione concreto, con risorse e priorità definite.
Chiediamo queste cose a partire da Milano, che deve dare un esempio di integrazione socio-sanitaria effettiva. Tutti, forse, fanno o elencano le cose fatte; noi non vogliamo essere coloro che per l'ennesima volta elencano ciò che manca, vogliamo, invece, ribadire l'urgenza di condividere insieme queste emergenze. Fare, fare molto e in fretta è l'impegno inderogabile al quale ogni cittadino è chiamato!
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