Brani relativi al tema doposcuola estratti da: EDUCARE GENERANDO FUTURO

I minori di origine straniera in Oratorio: dall’integrazione alla condivisione
Ricerca realizzata da: Caritas Ambrosiana, Fondazione Ismu, Pastorale dei migranti, FOM.
 
 
Focus group con gli adolescenti stranieri - pag 52
La maggior parte dei ragazzi stranieri intervistati che in oratorio spende il tempo in modo strutturato frequenta, o ha frequentato, il doposcuola, che tutti riconoscono come utile e importante.
 
«Ci aiutano a fare  i compiti, a scuola siamo  in 22, qui ho un  insegnante tutto per me... capisco di più».
(14 anni, egiziano)
 
«Le persone adulte, che ci aiutano hanno voglia di insegnare».
(17 anni, turco)
 
«Sono gentili e generosi con me, mi rispondono bene, spiegano tante volte».
(17 anni, egiziano)
 
«Ci sono persone che spiegano bene, hanno pazienza, mi fanno stare tranquillo».
(17 anni, filippine)
 
«Io  andavo  alle  elementari,  la maestra mi  aveva  segnalato  che  qui mi avrebbero  aiutato  nella  lingua  italiana. Adesso  vengo  una  volta  alla  settimana al gruppo di  studio Lascia o  raddoppia e d’estate  faccio  l’animatore all’oratorio estivo».
(16 anni, marocchino)
 

Focus group con testimoni privilegiati - pag 70-71
Come i doposcuola accolgono e rispondono alle domande di  crescita degli adolescenti stranieri, ai  loro bisogni e ai loro desideri?
 
Pensando ai bisogni specifici a cui un doposcuola risponde, l’elemento centrale è  l’impossibilità o difficoltà di alcuni genitori di offrire supporto scolastico ai propri figli: riconoscono di non saperli aiutare per mancanza di competenze o in alcuni casi per mancanza di tempo; un’assenza legata all’impegno lavorativo nel tempo pomeridiano e serale.
 
La risposta da parte dei ragazzi, in termini di motivazione e partecipazione, è molto variabile e anche tra le famiglie straniere vi sono molte diversità in termini di modalità di collaborazione.
Alcune,  infatti, non hanno  la possibilità di essere presenti  fisicamente, ma dato l’alto investimento sul tema della formazione, sono molto interessate a quanto accade nel doposcuola (chiedono, accompagnano…).
 
Vi sono  invece  famiglie che attuano un meccanismo di  totale delega e, anche se  in minima parte per  le famiglie straniere può dipendere da una cultura d’origine in cui il presidio dell’istruzione del figlio non è responsabilità diretta dei genitori, nella maggioranza dei casi sono nuclei  italiani e stranieri con diversi livelli di problematicità o fragilità. Tornando ai ragazzi:  in molti casi è  forte  la voglia,  il desiderio di partecipare,  di  avere/trovare  uno  spazio  e  un  tempo  di  stabilità  per  potersi dedicare alla propria crescita; alcuni,  in particolare  i  ragazzi che arrivano da  percorsi  di  ricongiungimento  familiare,  trovano  corrisposta  l’esigenza di imparare e comprendere stili possibili di convivenza, una mediazione con un “modus vivendi locale”, prassi e strutture che, capite, possono favorire il loro percorso di integrazione.
 
In alcuni casi il Doposcuola si pone come realtà di supporto e “compensazione  culturale”  su molteplici  livelli del  sapere, accanto  e oltre  il piano meramente didattico. È utile sottolineare che esiste una realtà di famiglie migranti poco interessata o disponibile all’apprendimento della lingua italiana e questo aspetto spesso impedisce o affatica la comunicazione con gli operatori, incidendo negativamente sul percorso formativo dei ragazzi, in particolare rendendo faticosa la costruzione di relazioni positive con l’intero sistema educativo, scolastico e non. A seconda del territorio in cui si realizza il doposcuola, la differenza tra famiglie italiane e straniere in termini di risorse e opportunità cambia significativamente, favorendo od ostacolando anche i tempi e i modi del processo di integrazione.
 
É utile  infine sottolineare che esistono altri fattori che condizionano  la dinamica di  relazione  tra  famiglie e doposcuola, come ad esempio alcune pratiche educative in parte associabili alle diverse culture di provenienza: il tema dell’autonomia legata all’età del figlio, che condiziona a volte la possibilità di  coinvolgimento delle  famiglie  quando  la molta  (a  volte  troppa) autonomia lasciata ai ragazzi nel tempo oltre la scuola impedisce anche fisicamente di incontrarle, o le dinamiche legate all’adolescenza al femminile, dove  in alcune culture le ragazze non sempre vengono  favorite rispetto a proposte che il doposcuola fa sul piano della socialità e dell’aggregazione.
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