
Una raccolta fondi per i profughi che scappano dalla Turchia
Lo scorso 27 febbraio il presidente turco Recep Tayyip, Erdoğan ha annunciato che non avrebbe più fermato i rifugiati, per lo più arrivati nel paese dalla Siria, intenzionati a entrare in Europa. Subito dopo si è diffusa tra i migranti in Turchia la convinzione che le frontiere con la Grecia erano state aperte. Secondo l’Oim la falsa notizia ha spinto, in soli due giorni, 13mila migranti a raggiungere il confine. Il governo greco ha reagito rafforzando la presenza delle guardie di frontiera e respingendo con durezza chi tentava di entrare. Scontri con le forze dell’ordine greche si sono verificati lungo il fiume Evros. A Lesbo, militanti di organizzazioni politiche ostili agli stranieri hanno sobillato la popolazione contro i migranti che cercavano di raggiungere il porto dell’isola sui gommoni.
Secondo il ministro dell’Interno greco, sono 39.446 i migranti presenti nelle isole dell’Egeo, mentre i centri di accoglienza hanno una capacità di 6.178 posti.
In questo contesto Caritas Hellas sta moltiplicando gli sforzi per assicurare cibo, favorire l’accesso alle cure mediche, garantire sostegno psicosociale nell’isola di Lesbo, dove è concentrata oltre la maggioranza dei migranti e nelle altre isole dell’Egeo, in particolare Chios dove per sopperire alla mancanza di ambulanze, ogni giorno gli operatori della Caritas accompagnano i rifugiati che hanno bisogno all’ospedale locale.
Ma la nuova crisi dei migranti rischia di coinvolgere anche gli altri paesi lungo la rotta balcanica.
Nonostante, infatti, i governi abbiano rafforzato i controlli alle frontiere, gli operatori sul campo prevedono che i migranti passeranno lo stesso riversandosi nei campi profughi nati in occasione della prima ondata migratoria avvenuta subito dopo la guerra in Siria.
In questa prospettiva va collocata la decisione di Caritas Ambrosiana di promuovere per Pasqua la distribuzione di 700 kit di aiuto ai minori che vivono nei campi profughi Sedra e Bira a Bihac, in Bosnia.
«In questo momento dobbiamo aiutare i nostri colleghi greci che sono in prima linea ad affrontare la nuova emergenza. Ma dobbiamo anche sostenere i nostri partner locali nei paesi balcanici che sono già alle prese con una difficile situazione in campi profughi allestiti anni fa e dove le condizioni di vita si fanno sempre più difficili», sostiene Sergio Malacrida, responsabile per Caritas Ambrosiana dei progetti nell’Est Europa.
«La risposta peggiore che possiamo avere in questi giorni difficili in cui il nostro Paese è alle prese con uno sforzo straordinario per arginare la diffusione del Coronavirus, sarebbe l’indifferenza verso le sofferenze intorno a noi. Proprio come recentemente ci ha invitato a fare il nostro Arcivescovo Mario Delpini possiamo reagire a questo momento, evitando di concentrarci solo su noi stessi e pensando anche al dolore altrui decidendo di farci prossimi a chi continua a scappare da guerre e fame».
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