«A un anno dagli atti terroristici che hanno dato inizio alla nuova, crudele guerra in Medio Oriente – afferma Luciano Gualzetti, direttore Caritas Ambrosiana –, Caritas Ambrosiana e l’intera rete Caritas sentono il dovere non solo di ribadire vicinanza spirituale e umana a tutte le popolazioni che sono vittime di tanta insensata violenza, ma anche di confermare e moltiplicare l’impegno ad aiutare feriti, sfollati, vulnerabili. E a sostenere, con l’ostinazione della fede e della speranza, ogni esperienza di dialogo, di convivenza, di riconciliazione, anche la più piccola e apparentemente fragile, che fiorisce sui terreni accidentati dei conflitti contemporanei».
La guerra in Medio Oriente, riaccesasi
un anno fa in Israele e a Gaza, estesasi alla Cisgiordania, ora dilagata in Libano (con ramificazioni in Siria, Iran, Yemen e, si teme, Iran), mescola furiosamente le ragioni e i torti delle leadership politiche e militari dell’area, e intanto falcia le popolazioni civili, producendo decine di migliaia di morti innocenti e danni umanitari e infrastrutturali di proporzioni immani. Su tutti i fronti di questo scenario efferato e convulso la rete internazionale,
Caritas non rinuncia a fare la sua parte, sostenendo la capacità operativa delle Caritas locali, consolidatasi in decenni di crisi ricorrenti,
tramite il supporto finanziario, organizzativo e operativo delle Caritas di tutto il mondo. Considerando gli interventi d’urgenza e i progetti di riabilitazione sviluppati nell’intera area,
l’impegno finanziario del network internazionale Caritas è ammontato, in un anno,
a circa 61 milioni di euro e ha raggiunto e sta raggiungendo, con varie forme di aiuto, circa 1,6 milioni di persone.
Il contributo di Caritas Ambrosiana
Caritas Ambrosiana ha sinora contribuito a questo sforzo, grazie alla raccolta fondi avviata un anno fa, inviando 400 mila euro a Caritas Gerusalemme per interventi a Gaza (territorio in cui la crisi umanitaria determinata dal conflitto tra Hamas e Israele è imponente e da tempo fuori controllo) e in parte minore in Cisgiordania. Altri 30 mila euro sono stati erogati all’associazione Neve Shalom, per il proseguimento dei progetti di dialogo e riconciliazione tra israeliani e palestinesi nell’omonimo villaggio.
Nella Striscia di Gaza, dove permane un disperato bisogno di cibo, di acqua e di medicinali, e dove gli aiuti continuano ad arrivare a intermittenza, spesso ostacolati dalle operazioni militari, gli aiuti di Caritas Italiana e Caritas Ambrosiana sono stati concentrati sul supporto agli interventi di assistenza sanitaria, condotti grazie al coraggioso lavoro degli operatori di Caritas Gerusalemme (25 a Gaza City e 50 nel sud della Striscia, colleghi dei due che, negli scorsi mesi, hanno perso la vita a causa dei bombardamenti israeliani). Temporaneamente inutilizzabile la clinica Caritas di Gaza City, pesantemente danneggiata dalla guerra, il servizio è stato riorganizzato attorno a 9 unità e 17 team medici, che offrono sostegno anche psicologico a moltissime persone. Con le risorse erogate da Caritas Italiana e Ambrosiana, dall’inizio della crisi si stima che sia stato possibile assistere circa 20 mila persone, cui vanno aggiunti 4 mila bambini che nelle scorse settimane hanno ricevuto la vaccinazione antipoliomielite dagli operatori Caritas.
L'aiuto agli sfollati libanesi
Nel frattempo, l’acutizzarsi del conflitto tra Israele ed Hezbollah ha causato una
grave crisi umanitaria anche in Libano. Gli sfollati sono ormai un milione, provenienti dal Sud, al confine con Israele, ma anche dalla Valle della Bekaa (alcuni addirittura verso la Siria) e da alcuni quartieri della capitale Beirut.
Molti operatori, volontari e semplici cittadini si sono messi a disposizione di Caritas Libano per assisterli: sono state attivate squadre di emergenza, per distribuire lungo le strade e nei centri di accoglienza generi di prima necessità a persone e famiglie in fuga e per avviare attività di animazione rivolte ai bambini. Dall’inizio della crisi, il 23 settembre,
sono state assistite più di 50 mila persone.
Padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano, a gennaio era stato ospite di Caritas Ambrosiana per un convegno sulle sorti del paese, e aveva avvertito dei rischi connessi a un eventuale inasprirsi del conflitto: «Ora la dolorosa verità – è costretto a riconoscere – è che le nostre risorse sono scarse, poiché abbiamo già fornito ciò che avevamo a coloro che soffrono per le crisi che hanno attanagliato il Libano nel recente passato. Abbiamo offerto medicine, trattamenti e consulenze mediche, nonché la nostra presenza e il nostro continuo supporto. Ma oggi hanno bisogno di beni essenziali per sopravvivere. Migliaia di persone aspettano nei rifugi e noi siamo pronti ad aiutare».
Caritas Ambrosiana, rispondendo all’Appello di emergenza di Caritas Libano, ha versato ulteriori 50 mila euro, e si rivolge a cittadini e fedeli ambrosiani, perché tramite le loro donazioni le consentano di intensificare, in una fase tanto drammatica, gli aiuti a popolazioni delle cui sofferenze, in tutti i teatri di guerra, non sembra intravvedersi la fine.
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