Esattamente un anno fa, quasi all’alba del 6 febbraio, un devastante terremoto sconvolse la Turchia centro-meridionale e la Siria settentrionale, causando oltre 57 mila morti. Le conseguenze umanitarie apparvero subito catastrofiche (più di 122 mila feriti, quasi 4,5 milioni di sfollati e quasi 18 milioni di persone interessate dagli effetti delle scosse, più di 240 mila edifici danneggiati o distrutti) e molto serie sono rimaste nei mesi successivi e permangono oggi, nonostante l’impegno delle istituzioni dei due paesi e di molteplici soggetti della comunità internazionale, istituzionali e non governativi, a favore della popolazione vittima del sisma.
La rete Caritas, immediatamente mobilitata, ha intensificato la sua azione nel corso del 2023, e la proseguirà per anni, tramite progetti di assistenza, ricostruzione, riattivazione delle reti comunitarie e sociali. Caritas Italiana, che ha raccolto circa 13 milioni di euro e ne ha già impiegati 3,5 milioni, ha coordinato l’azione delle diocesi italiane all’interno del network internazionale. Anche Caritas Ambrosiana ha fatto la sua parte, avendo già destinato agli interventi 915 mila euro: queste risorse, in parte già utilizzate, supporteranno una progettazione pluriennale, da sviluppare grazie allo stretto rapporto con le Caritas nazionali dei due paesi terremotati.
Caritas Italiana e Ambrosiana, anche in virtù dei rapporti maturati nei durissimi anni della guerra civile, hanno orientato la propria operatività e la destinazione delle risorse soprattutto verso la Siria. Paese al quale, in particolare alle città e ai territori di Lattakia e Aleppo, Caritas Ambrosiana ha riservato 555 mila euro (dei 915 mila già destinati), mentre 360 mila sono stati e saranno allocati in Turchia (in particolare nella devastata provincia di Hatay, ma anche a Mersin, Izmir e Istanbul, per aiuti agli sfollati). Con queste risorse, sono stati erogati kit di emergenza (alimentari, prodotti igienici, indumenti, coperte), distribuiti voucher per l’acquisto di beni e servizi, installati container, migliorate le condizioni igieniche di campi e strutture d’accoglienza, distribuito materiale scolastico, organizzati assistenza medica e supporto psicosociale.
Nei prossimi mesi, oltre a proseguire queste azioni, si punta
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interventi sui fronti del lavoro e delle attività economiche (formazione professionale e tirocini, fondi per riavviare le attività soprattutto di negozianti, fondi per periodi di disoccupazione), a ricostruire scuole e ad aprire centri di aggregazione per minori e giovani.
«La tragedia è stata di tali dimensioni – ricapitola Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana – che non poteva lasciarci inerti. La vicinanza alle popolazioni turca e soprattutto siriana, e non solo alle minoranze cristiane dei due paesi, è stata convinta, partecipe, tangibile. E lo sarà per mesi e anni: tipico dell’azione Caritas, in occasione di grandi crisi umanitarie, è l’impegno di lungo periodo. È doveroso lenire le ferite più acute e immediate, ma è ancora più importante accompagnare, senza paternalismi, il lungo e faticoso cammino di ritessitura di comunità, relazioni, sistemi educativi, sanitari, economico-produttivi. Noi continueremo a stare a fianco dei fratelli di Turchia e Siria, e per farlo continuiamo a chiedere il supporto dei donatori ambrosiani, che ringraziamo per la loro preziosa generosità».
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