Rifugiati politici, pronti ad un esposto gli operatori assolti
Un anno fa il Gip-Gup del Tribunale di Varese proscioglieva 7 operatori dalle accuse di truffa aggravata ai danni dello Stato e favoreggiamento di immigrazione clandestina perché “il fatto non costituisce reato”. Ora gli ex imputati accusati ingiustamente si preparano a presentare un esposto per appurare le motivazioni alla base di una vicenda giudiziaria durata anni e che non è nemmeno arrivata a processo.
Ad un anno dalla chiusura del caso, gli operatori della cooperativa “Le Querce di Mamre” e della onlus “Casa Solidale” che si occupavano dell’accoglienza di rifugiati politici in provincia di Varese, stanno valutando di presentare un esposto alle autorità preposte.
Esattamente un anno fa, il Gip-Gup del Tribunale di Varese, emetteva sentenza di “non luogo a procedere” nei confronti di Roberto Guaglianone, Milena Minessi, Piero Magri, Davide Bossi per “Le Querce di Mamre”, Elena Casalini, Angelo Tettamanzi e Gaetano Guaglianone per “Casa Solidale Onlus” che erano stati accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il Gip-Gup, Giuseppe Battarino, riconosceva che i fondi pubblici concessi dalla Stato alle cooperative, in virtù delle convenzione in essere tra Prefettura e centri di accoglienza, erano stati correttamente impiegati. Inoltre il giudice, contrariamente a quanto sostenuto dalla Procura, appurava che a norma di legge i richiedenti asilo dinegati che avevano opposto ricorso, potevano svolgere tirocini lavorativi e che, non essendo equiparabili a immigrati clandestini, potevano legittimamente stipulare contratti di affitto.
Nella motivazione della sentenza, dunque, il Gip-Gup proscioglieva gli imputati dall’accusa di truffa e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina perché “il fatto non costituisce reato”.
Non arrivava così nemmeno a dibattimento una vicenda giudiziaria straordinariamente lunga (circa 10 anni di indagini e 15 udienze preliminari) e dolorosa che ha incrinato vite professionali e ha associato il nome di Caritas a loschi affari del tutto inesistenti.
Nel frattempo “Le Querce di Mamre” ha dovuto rinunciare alla gestione dei servizi per richiedenti asilo che gestiva, con la onlus la Casa Solidale, per conto di Caritas Ambrosiana: 5 centri di pronta accoglienza per richiedenti asilo (per un totale di 70 posti) in convenzione con la Prefettura; centri di accoglienza e appartamenti (per un totale di 73 posti) in convenzione con i comuni di Caronno Pertusella, Saronno, Varese, Sesto Calende, Malnate, Cardano al Campo, nell’ambito del programma nazionale di accoglienza SPRAR; uno sportello di accoglienza nell’aeroporto di Malpensa.
In questi anni, gli enti pubblici convenzionati hanno continuato a riporre la loro fiducia in Caritas Ambrosiana. Ciò ha permesso a Caritas di continuare sul territorio la propria attività di aiuto nei confronti dei richiedenti asilo, con uno stile e una modalità spesso prese a modello in altre regioni italiane, affidando la rete dei centri e degli appartamenti di “pronta”, “prima” e “seconda accoglienza” ad un’altra cooperativa: Intrecci cooperativa sociale onlus. L’organismo diocesano ha perso, invece, la convezione per la gestione dello sportello di accoglienza dell’aeroporto di Malpensa, passato ad un’altra organizzazione.
Caritas Ambrosiana ha sempre creduto nella correttezza dei suoi operatori, si è fatta carico delle spese processuali e non ha fatto mai venire meno il proprio appoggio economico e morale. Ora sosterrà la volontà degli operatori della cooperativa “Le Querce di Mamre” e la onlus Casa solidale nel volere appurare le singolari motivazioni che stanno alla base di questa vicenda affinché fatti del genere non accadano più a nessun altro operatore impegnato ad aiutare i più emarginati con professionalità e abnegazione.