
Legge sul dopo di noi, 614 beneficiari in Regione.
In tre anni le risorse erogate sino ad ora, grazie ai trasferimenti statali, dalla Regione Lombardia sono state pari a 30 milioni di euro, che hanno finanziato per il 43% interventi infrastrutturali (eliminazione di barriere architettoniche, messa in opera di adattamenti domotici, sostegno all’affitto) per il 57% interventi gestionali (prevalentemente sostegno all’autonomia).
Rispetto al resto della regione, si registra nel comune di Milano la prevalenza dei beneficiari nella fascia di età più giovane, compresa tra i 21 e i 30 anni: segno forse di una maggiore conoscenza tra le famiglie delle opportunità offerte dalla nuova normativa.
I dati sui primi risultati dell’applicazione della legge sul “Dopo di noi” in regione sono stati resi noti questa mattina nel corso del seminario tra addetti ai lavori, associazioni e famiglie promosso da Caritas Ambrosiana, Ledha Milano e Confcooperative-Federsolidarietà di Milano-Lodi e Monza-Brianza.
«Alla luce dei progetti presentati in questo primo anno possiamo innanzitutto affermare che la legge 112 ha rappresentato un’opportunità importante per avviare un confronto e un lavoro di rete tra famiglie, associazioni, cooperative, enti locali e realtà del territorio sul futuro dei ragazzi con disabilità. – ha detto Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana - Per alcune famiglie è stata l’occasione per uscire dall’isolamento, conoscere altre famiglie nella stessa situazione e prendere contatti con il servizio sociale e con il mondo della cooperazione. Sono partite sperimentazioni di autonomia e forme di convivenza creative e “fuori dagli schemi”, cohousing e progetti nati da esperienze con già alle spalle percorsi di avvicinamento alla residenzialità. Un passo importante è stato fatto ma non è sufficiente. Molto dipenderà dai fondi stanziati nei prossimi anni e dall’utilizzo che se ne farà, dalla possibilità di mettere a regime queste forme di residenzialità fino ad oggi “fuori dagli standard” e dall’investimento sull’inserimento lavorativo delle persone con disabilità».
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Luciano Gualzetti
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