Giustizia e sicurezza sono proporzionali a educazione e cultura
In relazione al dibattito suscitato, in questi giorni, da dolorosi fatti di cronaca e dal decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri (in materia di contrasto del disagio giovanile, della criminalità minorile e della dispersione scolastica), Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, propone alcune riflessioni, alla luce dell’esperienza che l’organismo diocesano e il suo sistema hanno sviluppato da anni sia sul fronte del lavoro educativo con i minori, sia sul fronte del lavoro assistenziale e rieducativo nelle carceri.
Giustizia e sicurezza sono direttamente proporzionali a educazione e cultura.
Perché tutti questi obiettivi si affermino e si rafforzino nelle nostre città, è necessario investire risorse in politiche sociali, servizi educativi e offerte culturali.
Per offrire protezione a una comunità, è necessario investire a lungo termine. Occorre programmare e garantire presenze educative capillari e qualificate, che coltivino in bambini, adolescenti e giovani un autentico desiderio di giustizia, incardinato nella fiducia in una società adulta e in uno Stato davvero capaci di mostrarsi coerenti in materia di solidarietà e legalità.
Maestri, insegnanti, educatori, assistenti sociali rappresentano oggi una trama spesso trascurata, invisibile, a volte addirittura osteggiata, ma fondamentale nel cogliere e contrastare la povertà e la violenza che abita i quartieri lasciati ai margini. Sono presenze che, insieme alla preziosa risorsa rappresentata dal volontariato, operano quotidianamente per ridare alle persone dignità e cittadinanza.
Scuole inclusive, spazi di socialità, accompagnamento educativo nei quartieri, laboratori di ascolto, orientamento e inserimento lavorativo, azioni di educativa di strada: sono segni di speranza, che hanno bisogno di essere valorizzati e sostenuti con investimenti economici adeguati e stabili.
Abbiamo bisogno di politiche e decreti che “mettano in sicurezza” i territori, a cominciare dai loro cittadini minorenni, attraverso solidi sistemi di cura, non soltanto azioni repressive e punitive.
Affrontare le manifestazioni del disagio giovanile con risposte fondate sulla repressione e sulla punizione rischia peraltro di essere non solo inutile, ma anche controproducente. Porre l’accento sul momento punitivo, anziché sugli interventi di prevenzione sociale e culturale, rischia di andare contro - facendola arretrare di decenni - all’impostazione che, con ottimi risultati, ha dato forma al diritto penale minorile in Italia.
Riguardo al cosiddetto “decreto Caivano”, oltretutto, una pedissequa applicazione delle norme previste, probabilmente irrealizzabile, finirebbe per ingolfare ulteriormente un sistema penale e penitenziario per i minorenni già in affanno, depotenziandone le capacità rieducative.
Direbbe don Tonino Bello: «Aiutaci a scommettere con più audacia sui giovani». Caritas Ambrosiana conferma la propria disponibilità a giocare questa scommessa contribuendo, attraverso i propri doposcuola, i servizi educativi delle proprie cooperative, gli spazi di ascolto e accompagnamento dei ragazzi e delle loro famiglie, a un rinnovato impegno educativo della comunità nazionale e territoriale.
Ma questo impegno ha bisogno di una cornice di politica pubblica che rimetta al centro l’infanzia e l’adolescenza, attraverso scelte e investimenti che riconoscano il valore del lavoro educativo, sociale e di cura.