
Dopo di noi
È quanto emerso dall’incontro «La Legge 112/2016 in Lombardia: risposte e percorsi possibili!», promosso da Caritas Ambrosiana, Confcooperative, Ledha Milano che si è svolto oggi nella sede del Banco Bpm a Milano.
«I ritardi ci son sono stati, ma attenzione a non buttare via il bambino con l’acqua sporca – ha detto Alberto Cazzulani, presidente Confcooperative Milano Lodi e Monza Brianza – Ora dobbiamo fare massa critica per accelerare l’applicazione della normativa».
«Le parrocchie sono già un punto di riferimento per le famiglie con figli disabili e potrebbero, come in alcuni casi già successo, diventare partner per la realizzazione di comunità alloggio e più in generale progetti per la residenzialità. Noi accompagneremo questo processo», ha assicurato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, dopo aver riconosciuto il valore delle legge che «finalmente, dopo un percorso durato anni, riconosce alle persone con disabilità il diritto di decidere dove, come e con chi vivere».
«La legge 112 è una ottima cassetta degli attrezzi. Ora bisogna imparare ad utilizzarla – ha commentato Marco Rasconi (presidente di Ledha Milano) che ha anche sottolineato: «Siamo in una situazione di criticità di risorse economiche che può snaturare gli obiettivi della legge. La formazione delle famiglie e del mondo associativo sarà fondamentale per evitarlo».
Sono 30mila le persone disabili censite in Lombardia, poco meno della metà (14.919) vive con la loro famiglia di origine, 3.458 hanno un bisogno alto di protezione. A loro si rivolge la legge 112 del 2016, finanziata in Lombardia con 15.030.000 euro nel 2016, 6.396.100 nel 2017, 9.368.700 nel 2018.
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EDITORIALE
Luciano Gualzetti
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