
50 anni di obiezione di coscienza
Ricorre oggi, 15 dicembre, il 50° anniversario dell’approvazione definitiva, da parte del Parlamento italiano, della legge cosiddetta Marcora, n. 772/1972, “Norme per il riconoscimento della obiezione di coscienza”. La legge fu l’esito di battaglie civili e politiche durate almeno un decennio, che avevano visto sino a quel momento diversi obiettori affrontare la prova del carcere, pur di non doversi assoggettare al servizio della Patria in armi. E costituì il fondamento di ulteriori, importanti conquiste, che nel corso dei decenni hanno dimostrato la capacità, da parte del movimento per la pace italiano, di incidere nel profondo della società e del mondo giovanile.
Caritas, anche a Milano, fu coinvolta sin dall’inizio nell’elaborazione dei percorsi di servizio civile da offrire agli aspiranti obiettori. I primi assegnati a Caritas, a livello nazionale, furono 10, nel 1977: 2 di loro presero servizio con Caritas Ambrosiana. Da allora, nella diocesi di Milano migliaia di giovani obiettori hanno svolto servizio tramite Caritas (3.800 nel solo periodo 1995-2004, rispetto al quale vi è completezza dei dati), mentre 870 giovani donne e uomini hanno agito come volontari del Servizio civile (nazionale prima, universale poi) a partire dal 2001 sino a oggi.
«L’obiezione di coscienza, dal punto di vista storico – considera Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana –, ha costituito una silenziosa ma pervasiva semina di pace, nel terreno della società italiana, e un’eccezionale palestra di pensiero, confronto e servizio per generazioni di giovani. Ci sono voluti anni di battaglie civili, degli obiettori e delle organizzazioni che li hanno sostenuti, ma anche il legislatore ha dovuto infine riconoscere che la Patria può essere servita in modo non-violento e disarmato, tramite il servizio civile, con almeno pari dignità e altrettanta incisività rispetto alla scelta del servizio militare. È una lezione da non consegnare agli archivi».
Per questo motivo, Caritas Ambrosiana intende elaborare, nei prossimi mesi, proposte formative e iniziative pubbliche, rivolte in modo particolare ai giovani e finalizzate ad attualizzare i valori e i contenuti dell’obiezione di coscienza, pur in una fase storica (aperta un ventennio fa dall’abolizione della leva obbligatoria) in cui non è più richiesta dallo Stato. «Il nostro intento, che proveremo a concretizzare con la diocesi (in particolare Fom, Csi e Pastorale giovanile) – conclude Gualzetti –, è mostrare ai giovani, e all’intera comunità, che anche nel mondo attuale, nel quale il ricorso alle armi e agli eserciti sembra di nuovo assurgere a unico regolatore delle relazioni tra individui e popoli, la pace è un approdo faticoso ma possibile. Lo strumento militare, per quanto legittimato ed entro certi limiti inevitabile di fronte a un’aggressione, non è garanzia di costruzione di pace. Che va perseguita orientando la coscienza di ogni uomo alla fraternità, all’inclusione, alla giustizia. Una sfida, ereditata dagli obiettori, che non lasceremo cadere».
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Luciano Gualzetti
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