
10 ottobre 2022 - Giornata mondiale della salute mentale
La salvaguardia della salute mentale non può dunque essere appannaggio solo di tecnici e professionisti, utili e importanti, ma richiede anche il coinvolgimento di esperti di relazione e della quotidianità, ossia di volontari, parenti, conoscenti, vicini di casa, che sappiano contrastare il moto centrifugo al quale i malati mentali sono spesso soggetti. Spesso i servizi specialistici non conoscono o non frequentano il territorio, sono luoghi di lavoro ma non di vita. Allora tocca anche al cittadino preoccuparsi di cogliere segnali di disagio, favorire il ricorso ai servizi, accompagnare il malato nel suo percorso. Soprattutto, spetta alla comunità, in primo luogo quella che si intende radicata nel Vangelo, adoperarsi per diminuire il pregiudizio e lo stigma, promuovendo una cultura di solidarietà e di cittadinanza attiva. La comunità è il terreno sul quale si gioca la partita del superamento dello stereotipo secondo il quale malato mentale è sinonimo di persona aggressiva e pericolosa. Occorre esigere il rispetto dei diritti del malato, aiutandolo nel contempo a uscire dall’isolamento relazionale a cui viene spesso relegato da altri, oltre che da sé stesso.
La malattia mentale è invalidante anche oltre l’orizzonte strettamente clinico. Quando ci si ammala, spesso si perdono lavoro, autonomia abitativa, relazioni, capacità di vivere una vita soddisfacente. Chi si ammala, ha più probabilità di diventare povero e marginale. Se non si attivano politiche di prevenzione, specialmente a livello giovanile, non ci si può dunque stupire del diffondersi di atti aggressivi, di casi di depressione, di forme di apatia-rassegnazione. E dell’ampliarsi dell’area di marginalità sociale. Ma in Lombardia e in Italia i servizi preposti alla prevenzione e alla cura (non solo della salute mentale) soffrono una grave carenza di personale, che porta anche a chiusure parziali di servizi. Le liste di attesa sono insostenibili, si risponde troppo spesso con affanno alle domande di diagnosi e accompagnamento. Il nostro sistema sanitario deve darsi maggiori e più incisivi strumenti per garantire la salute mentale: anche sul versante dell’advocacy e della sollecitazione politica, le nostre comunità sono chiamate a fare la loro parte.
Luciano Gualzetti
direttore Caritas Ambrosiana
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