Nel 2023 la somma raccolta in Italia dal gioco d’azzardo ha raggiunto un nuovo record, salendo a quota 147,7 miliardi di euro. Dietro questa sconcertante mole di denaro (equivale a cinque-sei “finanziarie” di portata media) si nascondono le tante storie di sofferenza di giocatori problematici, o con vera e propria dipendenza, e delle loro famiglie.
Già nel 2022, erano infatti circa 20 milioni (il 43% della popolazione tra i 18 e gli 84 anni) gli italiani che avevano giocato d’azzardo almeno una volta all’anno, e 800 mila i cittadini che presentavano un profilo da giocatore a rischio (da moderato a severo). Come è noto, sono le persone con redditi e titoli di studio più bassi a diventare più frequentemente giocatori problematici. E la notevole spinta fornita al settore dalla pubblicità pervasiva e dalle innumerevoli possibilità di ingaggio tramite le piattaforme online sta facendo dilagare l’azzardo anche tra i minori, ancora più esposti al rischio di perdere il controllo sul proprio comportamento di gioco.
Alluvione sociale
L’impatto di tutto ciò si manifesta a valle, quando il diluvio di opportunità di gioco e di messaggi di incitamento al gioco si fa alluvione sociale e finanziaria. La Fondazione San Bernardino, strumento delle diocesi e delle Caritas lombarde per la lotta all’indebitamento patologico e la prevenzione dell’usura, che nelle scorse settimane ha festeggiato i vent’anni di attività, denuncia che sempre più spesso, tra i suoi beneficiari, vi sono persone finite nei guai per aver dilapidato patrimoni e redditi, oltre alla pace famigliare, a causa dei debiti incontrollabili cui li espone l’attitudine da giocatori problematici o patologici. E lo stesso confermano le altre fondazioni antiusura d’Italia.
A fronteggiare il problema non bastano più le pur lodevoli armi dell’impegno sociale e del confronto culturale. Occorre una netta e coraggiosa assunzione di responsabilità da parte della politica e del mondo imprenditoriale e finanziario-bancario. La campagna "Mettiamoci in gioco" (cui aderiscono decine di soggetti sociali, sindacali ed ecclesiali del paese) e la Consulta nazionale antiusura "San Giovanni Paolo II" (34 Fondazioni antiusura di ispirazione cristiana di tutta Italia) a inizio giugno hanno sottoposto a governo e parlamento, che nei mesi precedenti avevano approvato misure di natura contraria, sei proposte per mitigare i principali effetti sociali dell’azzardo.
Unificate dal messaggio “Sulla salute nessun azzardo”, le proposte mirano a far approvare una legge quadro di settore, che abbia come priorità la salute dei cittadini; a impedire realmente ogni tipo di pubblicità del gioco d’azzardo; a non utilizzare espressioni che hanno il solo scopo di nascondere la reale natura dell’azzardo; a opporsi alla compartecipazione di Regioni ed enti locali al 5% del gettito di slot machine e Vlt; a garantire il diritto all’accesso ai dati sulla diffusione del gioco d’azzardo nel nostro paese; a ricostituire infine l’“Osservatorio per il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza” presso il ministero della Salute (e dunque a non sopprimerlo per istituire una “Consulta permanente dei giochi pubblici” presso il ministero dell’Economia).
In definitiva, l’intero paese è chiamato a un moto di ribellione civile. Non possiamo continuare ad assistere passivamente al fiorire di nuove tecniche di aggancio, che sono all’origine di pesanti situazioni di sovrindebitamento, le quali a loro volta spesso si rivelano anticamera del ricorso all’usura (e dunque ingrassano circuiti criminali). La portata e l’accelerazione dei fenomeni sono tali da rendere moralmente imperativo che si predispongano incisivi percorsi di tutela della salute individuale e pubblica e solidi strumenti di vigilanza, regolamentazione e repressione. Si tratta di garantire misura e legalità non solo al sistema del gioco, ma in definitiva al sistema-Paese.
Luciano Gualzetti
Direttore Caritas Ambrosiana
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