
Siria: in un silenzio assordante la guerra continua!

Il 2013 è stato, per il momento il periodo peggiore per quanto riguarda gli spostamenti della popolazione in fuga, sia a livello interno (sfollati) che verso i Paesi confinanti (rifugiati). Due dati fra tutti esprimono questo dramma: l’iscrizione alla scuola primaria è calata al 70%, 3 bambini su 10 non possono frequentare le lezioni, la copertura sanitaria riguardo le vaccinazioni è scesa in modo preoccupante a circa un 50%.
La ricomparsa di polio, TBC e colera sono i segnali gravi della crisi sanitaria in cui versa l’intera popolazione. Inoltre la scarsa presenza di medici e personale sanitario in genere assieme alla mancanza di medicine, e di qualsiasi accesso a cure mediche peggiora mese dopo mese. A fine dicembre 2013, più della metà delle ambulanze presenti nel paese sono state distrutte, o rubate o comunque danneggiate. Circa 15.000 dottori hanno lasciato il Paese. Gli ospedali e i centri di cura sono stati distrutti in maniera massiccia. La mancanza di medicine è diventato un problema molto serio, specialmente per chi soffre di malattie croniche. Insulina, ossigeno e anestetici sono praticamente introvabili in numerosissime aree nonostante prima dell’inizio del conflitto, la Siria producesse il 90% di questi medicinali.

Le conclusioni del rapporto riguardano le catastrofiche previsioni per il 2015 : se non ci sarà un cessate il fuoco e l’apertura di corridoi umanitari si stima che il tasso di mortalità infantile al di sotto dei 5 anni potrebbe arrivare a 28,8 bambini morti ogni mille nati, il tasso di scolarità scenderà al di sotto del 50% per gli studenti tra i 6 e 11 anni. In Siria sta crescendo una nuova generazione che sta conoscendo solo gli orrori della guerra, che è povera, malata, sofferente e che potrebbe ritrovarsi anche analfabeta, insomma una generazione a cui è negata la possibilità di crescere a cui è concessa solo una flebile speranza di sopravvivenza da quasi 4 anni grazie soprattutto all’incapacità della Comunità internazionale tutta di fermare la guerra, oltre il fatto conclamato che parte di essa l’ha favorita e continua a sostenerla politicamente, economicamente e militarmente!
Dalla Caritas Siria arrivano notizie sempre più allarmanti. La situazione umanitaria è andata deteriorandosi pressoché ovunque. Alla fine di Aprile, il conflitto ha distrutto numerosi negozi di alimentari in molte aree, comprese quelle di Aleppo e Dar’a, dove la scarsità di farina ha fatto aumentare il prezzo del pane più del 50%.
Il prezzo del riso, dell’olio e di altri prodotti alimentari è aumentato improvvisamente. L’inflazione del prezzo dei beni alimentari è stata rapida pressoché ovunque. La scarsità di piogge ha causato gravi problematiche alimentari in quanto i raccolti non sono sufficienti a sfamare la popolazione e ad assicurare la stabilità dei prezzi sul mercato.
Aleppo continua ad essere una delle zone maggiormente colpite del paese; il conflitto ha avuto un drammatico impatto umanitario sulla popolazione civile.

In particolare Aleppo è la regione con il più alto numero di popolazione sfollata all’esterno del paese, nella sola città e attorno ad essa si contano circa 450.000 sfollati. Secondo le stime dell’Unicef la popolazione di Aleppo si è duplicata superando i 2,5 milioni di abitanti. Durante la durata del progetto di Caritas Siria gli spostamenti della popolazione erano frequenti a causa dei ripetuti bombardamenti.
Nel mese di Aprile, nella parte settentrionale della città si è assistito a un aumento della violenza che ha spinto la popolazione di numerosi quartieri (Midan Ashrafiyeh, Zaara) a lasciare le proprie case per cercare rifugio nella parte ovest della città. Nonostante gli sfollati abbiano trovato rifugio in spazi pubblici allestiti dalla stato – circa 150 scuole sono state aperte, più di 50 moschee e la grande Università di Aleppo che da sola ha accolto dalle 30 alle 35 mila persone secondo le diverse fonti- il team di Caritas ha iniziato ad accogliere la popolazione a partire dalla scorsa primavera. Gli spazi a disposizione, già precedentemente sovraffollati, non sono sufficienti a prestare una dignitosa accoglienza ai nuovi arrivati.
Durante la gestione del progetto la strada che collega Damasco e Aleppo veniva regolarmente bloccata impedendo a numerosi beni di prima necessità di raggiungere la città, che soffriva perciò di tali mancanze. La crisi ha legato la fluttuazione del dollaro, e il costante aumento del prodotto finale portando a un sostanziale aumento dei prezzi. Gli sfollati interni e gli abitanti della città hanno dovuto comprare acqua per riempire i propri tanks e generatori per superare la mancanza di elettricità. Attualmente il prezzo dell’olio sul mercato nero si aggira tra le 60 e le 90 lire siriane contro le 25 lire prima della crisi. Questo problema si aggiunge a quello dei “trade war” ossia quei commercianti che sfruttano questa situazione di scarsità dei prodotti arricchendosi con l’aumentare folle dei prezzi. Al contrario, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito drasticamente. Sono pochissime le famiglie con un reddito stabile; il tasso di disoccupazione continua ad aumentare a causa della distruzione o occupazione di fabbriche e officine. I tagli all’elettricità durano anche per quattro settimane consecutive a causa della distruzione della rete elettrica.
Situazione dell’assistenza sanitaria ad Aleppo
I servizi di assistenza medica sono stati gravemente colpiti dalla distruzione di ospedali, cliniche e compagnie farmaceutiche private. Il principale ospedale di Aleppo è stato totalmente distrutto. Nella parte ovest della città vi erano solo tre ospedali che coprivano una popolazione di circa 3 milioni di persone. Sovraffollati, vengono utilizzati principalmente per le operazioni di emergenza relative ai combattimenti. Le compagnie farmaceutiche, che erano situate principalmente nelle periferie di Aleppo, sono state distrutte o occupate o comunque hanno cessato ogni forma di commercio. Nonostante ciò piccoli laboratori sono stati installati in particolare nei dintorni di Damasco, e alcuni medicinali sono stati importati da alcuni Paesi o entrano attraverso il contrabbando. Molti farmaci sono rari e quando si trovano hanno prezzi insostenibili per tutti.A causa della svalutazione della moneta siriana e delle sanzioni imposte sulle importazioni di alcuni materiali indispensabili per la manutenzione dell’attrezzatura medica, i prezzi dell’equipaggiamento medico (operazioni chirurgiche, analisi, radiografie, ultrasuoni, MRI) e delle protesi sono notevolmente aumentati. Le cure oncologiche sono state fortemente penalizzate a causa dell’embargo posto sui materiali chimici radioattivi. Parte dell’attrezzatura necessaria per le radiografie è posta anch’essa sotto embargo, e molte delle parti così mancanti non sono più reperibili. Il prezzo di un intervento cardiologico o ortopedico attualmente si aggira attorno alle 500.000 lire siriane, (pari a circa 2.700 €) circa tre volte di più rispetto all’inizio della crisi. Il salario medio di un impiegato è circa di 15.000- 20.000 lire siriane (pari a circa 83 €); gran parte della popolazione non ha un reddito.

Inoltre, procurarsi combustibile per gli ospedali è diventata un’impresa difficile e costosa: in primo luogo a causa dei diffusi e irregolari guasti elettrici e in secondo luogo perché la scarsità di combustibile rimasta è legata alla situazione di sicurezza delle rotte di approvvigionamento. Le città vengono regolarmente private dell’elettricità per svariati giorni consecutivi, talvolta anche più di dieci. Quando gli ospedali utilizzano i generatori per compensare l’irregolarità dell’approvvigionamento elettrico, il costo di tale impiego viene trasferito sulla parcella del paziente.
I blocchi stradali hanno rallentato gli arrivi delle medicine e contribuito così a far aumentare i loro prezzi. Infine, numerosi dottori e personale medico specializzato ha lasciato la città. Se un tempo lo Stato copriva il 100% dei costi medici negli ospedali pubblici per malattie come epatite, cancro, ecc.. ora non è più possibile. Lo stato continua a supportare le infrastrutture e lo staff, ma non i costi legati alle procedure mediche (protesi, tumori, operazioni chirurgiche,..).
Caritas Ambrosiana continua il suo sostegno a Caritas Siria in ambito sanitario e a favore dei siriani che scappano della guerra in Giordania, Libano e anche nell’accoglienza di famiglie siriane a Milano in collaborazione con la Cooperativa Farsi Prossimo.
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Luciano Gualzetti
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