
Ballata per l'Africa
di Elisa Kidané
C’era una terra in questo mondo,
una terra ricca di uomini e donne,
di bimbi e di festa,
di elefanti e di leopardi,
di foreste e di laghi,
di mari e deserti,
di speranza e di fede,
tanta fede.
Una terra piena di sole.
C’era una terra in questo mondo,
una terra di regni, di sovrani, di legalità, di diritti,
dove le donne
a testa alta, fiere, nobili,
affrontavano con determinazione
invasori, dittatori, spadroneggiatori.
Una terra dove Dio era ovunque,
una terra di speranza e di fede,
tanta fede.
C’è una terra in questo mondo,
una terra gravida di sogni,
di diamanti, di oro, di petrolio.
Una terra ricca di legname, di coltan, di acqua,
straricca di tutto e dove è bello vivere.
Una terra che tutti vorrebbero possedere.
Sarà per questo
che i suoi figli e le sue figlie legittime
da sempre conoscono ogni sorta di sopruso.
C’è una terra in questo mondo,
scavata, smembrata, ambita, derubata, violentata,
impoverita, colonizzata,
sottratta ai suoi figli e figlie.
Una terra sacra,
ma che ogni giorno
viene profanata,
e nonostante tutto rimane
una terra di speranza.
C’è una terra in questo mondo
– che strana terra – bella da morire,
ma dalla quale i suoi figli e le sue figlie
fuggono,
e ogni via di scampo è buona:
via deserto, via mare, via gommoni,
via treni, via camion,
via, via, via e ancora via
da una terra piena di sole.
C’è una terra in questo mondo,
abbandonata dai suoi figli e dalle sue figlie,
che vagano
verso terre lontane,
spesso ostili, sempre fredde, crudeli a volte.
C’è una terra in questo mondo,
una terra ripudiata,
eppure amata, sognata e mai dimenticata.
Una terra piena di sole.
C’è una terra in questo mondo
dai suoi stessi figli
barattata, venduta
in cambio di armi
usate per uccidere coloro
che scelgono di restarvi.
C’è una terra in questo mondo,
scritta, raccontata, filmata, disegnata,
progettata, organizzata, ipotecata…
non dai suoi figli e neppure dalle sue figlie,
ma da rapinatori di turno,
che l’hanno comprata, sfruttata, umiliata, profanata
e nonostante tutto
rimane una terra di speranza e di fede.
Una terra piena di sole.
C’è una terra in questo mondo,
orfana di uomini, di donne, di bimbi,
che lontani da lei
arrancano stremati nei deserti,
affollano gli abissi dei mari
e sognano di notte e di giorno
un cielo pieno di stelle
che solo la loro terra sa donare.
Eccoli questi uomini
discendenti di popoli nobili,
signori di una terra sacra.
Eccole queste donne,
regine che per corona hanno un continente
e per diadema
una terra piena di sole.
Eccoli questi uomini,
uguali a tutti gli uomini di questo mondo,
che escono dalla loro terra
per cercare lavoro e dignità.
Eccole queste donne,
determinate come tutte le donne di questo mondo,
che escono dalla loro terra
perché vogliono dare e avere vita.
Sono i figli e le figlie
di una terra ricca di umanità,
una terra dalla quale tutti noi siamo venuti,
gialli, rossi, bianchi, neri,
perché sotto la pelle di ogni persona
scorre lo stesso sangue
fatto di sole di caldo.
Eccoli questi uomini.
Eccole queste donne
che portano dentro di sé
una terra a forma di cuore
e dove un giorno
i suoi figli e le sue figlie
danzando ritorneranno,
proclamando l’avvento di terre e cieli nuovi.
C’era una terra
– e c’è ancora –,
una terra dal nome caldo,
armonioso, soave.
Una terra
davanti alla quale noi tutti e tutte
dovremmo sostare in muto rispetto,
non solo perché terra
grondante di inaudite ingiustizie,
non solo perché terra di promesse nuove,
non solo perché terra satura di fede,
ma perché
è la mia terra,
è la tua terra,
è la nostra terra.
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