Sul confine settentrionale tra Serbia e Ungheria c‘è ancora chi tenta di raggiungere l'Europa e chi, invece, è costretto a tornare indietro. Con le temperature che oggi toccheranno i -2° C i bambini rifugiati bloccati lungo la rotta balcanica sono a rischio di ipotermia, polmonite e altre malattie respiratorie molto pericolose. Si tratta di minori fuggiti dai loro Paesi d’origine a causa di guerre e fame e ora intrappolati in Serbia, a causa della chiusura delle frontiere.
Nel campo profughi di Bogovadja, vicino a Belgrado, negli ultimi tre giorni sono arrivati ancora 47 migranti per un totale di 225 persone. I trafficanti di uomini li hanno derubati e maltrattati al confine serbo-ungherese e ora, senza soldi, sono costretti a tornare in Serbia. Nel campo ci sono persone che provengono da Siria, Afghanistan e Iraq; in maggioranza si tratta di donne e bambini che spesso hanno subito torture e violenze lungo il loro viaggio. I nostri operatori attivi sul campo ci raccontano di temperature al di sotto dello zero, di bambini sofferenti e tremanti per il freddo e delle loro madri terrorrizzate perché non sanno come difenderli da questo gelo incessante.
Insieme al Tuo prezioso Aiuto vogliamo fermare tutto questo Adesso!
La risposta di Caritas Ambrosiana
Per rispondere all’
Emergenza freddo Caritas Ambrosiana sta già distribuendo,
vestiti pesanti, impermeabili, calze e scarpe oltre a kit scolastici indispensabili per lo studio. Il Governo Serbo ha infatti recentemente dato la possibilità di frequentare alcune ore di lezione nelle scuole statali ai bambini rifugiati; tuttavia non ha stanziato alcun fondo per dotare i bambini di libri e quaderni che sono a carico delle famiglie. Per questo motivo abbiamo messo a disposizione dei più piccoli il nuovo
Social Cafè del campo di Bogovadja per
garantire un luogo caldo e accogliente dove possano imparare,
giocare e provare a superare i traumi subiti.
Hadi è un bambino siriano di 11 anni arrivato al campo cinque mesi fa. È
fuggito dalla guerra con sua madre, le sue sorelle Eve di 19 anni, Fatima di 15, Tina di 8 e suo fratello Mohammed di 9. Ci racconta: “Io e la mia famiglia siamo estremamente grati per tutto quello che stiamo ricevendo qui al campo, per come ci stanno trattando da quando siamo partiti, e pensare che chi ci aiuta così non è nemmeno il nostro Paese ma altri!
Mi piacerebbe davvero tanto poter vivere in un Paese più libero come l’Italia o in altri Paesi Europei, poter studiare e fare politica per aiutare poi la gente del mio Paese.
Sapete io e mia sorella stiamo tenendo un diario per raccontare tutto quello che stiamo vivendo durante il nostro viaggio!”