Emergenza Umanitaria in Camerun


Nelle regioni Nord-Ovest e Sud-Ovest sono in corso “violenze disumane, cieche, mostruose e una radicalizzazione delle posizioni che ci inquieta”: è il grido di allarme lanciato dalla Conferenza episcopale del Camerun, preoccupata per la “crisi socio-politica” nelle due regioni. Il governo ha decretato il coprifuoco e sono iniziati gli scontri con gli agenti delle forze di sicurezza. La crisi si è inasprita, le forze camerunesi sono addirittura entrate in Nigeria alla ricerca di esponenti secessionisti tra gli sfollati. L’Unione Europea ha chiesto al governo camerunese di usare solo “forza proporzionata” per sedare la rivolta. Ad oggi si contano almeno 150 vittime, tra cui 64 civili, 160.000 sfollati interni e circa 26.000 fuggiti in Nigeria.
“Cessiamo ogni forma di violenza e smettiamo di ucciderci". Affermano i vescovi nella lettera, firmata dal presidente mons. Samuel Kleda, arcivescovo di Douala. "Siamo tutti fratelli e sorelle, riprendiamo il cammino del dialogo, della riconciliazione, della giustizia e della pace”. I vescovi del Camerun chiedono “una mediazione per uscire dalla crisi e risparmiare il nostro Paese da una guerra civile inutile e senza fondamento”. Ai giornalisti non è permesso di entrare nell’area ma sono tanti i testimoni oculari costretti a fuggire dalle proprie case, che parlano di “arresti arbitrari e uccisioni, torture sui sospetti separatisti, violenza contro bambini e stupri”.
Il Camerun si trova inoltre in una delle più gravi emergenze alimentari degli ultimi anni. L’intero bacino del lago Ciad e, più estesamente, la regione del Sahel, sono colpite da una grave carestia che sta colpendo circa 7 milioni di persone.
Intanto a Nord del paese non si ferma l'esodo degli sfollati in fuga dagli attacchi di Boko Haram. Le famiglie hanno lasciato le loro case appena la setta nigeriana ha preso di mira centinaia di villaggi situati alla frontiera tra Camerun e Nigeria. Nella zona sono presenti con le loro attività missionarie i "fidei donum" della Diocesi di Milano.





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Caritas è testimone di numerosi atti di violenza cieca da parte delle forze di polizia. In questo momento sta distribuendo generi di prima necessità come acqua potabile e cibo, interventi di assistenza sanitaria e alloggio ma mancano le risorse indispensabili per aiutare i 5.000 rifugiati nella regione. 
"Mancano cibo e acqua potabile. Le persone più vulnerabili si ammalano e muoiono velocemente". Racconta Padre Onana, direttore di Caritas Camerun. Migliaia di persone infatti necessitano urgentemente di assistenza umanitaria e molti bambini soffrono di grave malnutrizione. Per fermare tutto questo Caritas Ambrosiana grazie alla rete di internazionale di Caritas sta intervenendo con aiuti di emergenza. Gli interventi principali che necessitano di sostegno sono:

  • Fornire generi alimentari, cure mediche, acqua e servizi igienico-sanitari ad almeno 3.500 vittime.
  • Ricostruire 42 case bruciate per sfollati interni.
  • Costruire centri comunitari per i rifugiati.
  • Formare 54 leader di comunità per l'assistenza in emergenza.
  • Favorire acquisizione e il rafforzamento di capacità lavorative per gli sfollati interni e rifugiati in ottica di ripristino delle attività produttive.
  • Fornire supporto psicosociale.

Caritas, essendo radicata nel territorio, può agire rapidamente nei villaggi più remoti del Camerun, aiutando la popolazione inerme e rimanendo al fianco dei bambini e dei malati. Ma c'è bisogno del tuo prezioso aiuto.


 

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EDITORIALE

Del Direttore: 
Luciano Gualzetti



 

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