
Guerra in ucraina. La rete di Caritas Ambrosiana
Siamo reduci, ed è un aggettivo per certi versi inevitabile, da un anno che ha sconvolto il mondo, e che non può non averci interpellati (singoli cittadini, realtà sociali, comunità di fede) nel profondo delle nostre prassi, delle nostre convinzioni, delle nostre aspirazioni. Pensavamo, dopo il 2020 della pandemia, di poter archiviare i traumi arrecati da un’inattesa emergenza globale. E invece eccoci alle prese con un 2022 di guerra, capace – oltre che di seminare irreparabili lutti e violenze – di scardinare panorami geopolitici, di sicurezza e persino energetici, cui eravamo assuefatti da decenni. Insomma, l’inedito si prende la scena. E ci ammanta di inquietudini.
Non è, naturalmente, una situazione senza precedenti nella storia. Che procede anche per fratture, rivoluzioni, cambiamenti epocali. Giusto 60 anni fa, il mondo si sporgeva sull’orribile baratro della guerra nucleare. Scenario dal quale la Chiesa cattolica seppe trarre spunto per riformare se stessa in radice, offrendo al mondo una riflessione sulla pace panoramica, innovativa, coraggiosa.
Nelle scorse settimane, Caritas Ambrosiana ha promosso a Milano un convegno per celebrare in maniera non retorica il 60° anniversario della Pacem in terris, evidenziando l’attualità dei principi portanti dell’enciclica di papa Giovanni XXIII. Viviamo in un’epoca segnata non più dalla contrapposizione tra blocchi ideologici e militari facilmente riconoscibili, ma da una pluralità di conflitti sfrangiati, riconducibili a logiche che Caritas è interessata anzitutto a studiare e decodificare, primo passo per aggiornare e rilanciare la cultura di pace e nonviolenza, che è patrimonio della sua storia. E che deve orientare le azioni di pace che vengono svolte in tanti luoghi di conflitto nel mondo, per provare a gettare semi di fraternità e creare condizioni di convivenza e di riconciliazione durature, capaci di frutti concreti per la vita e il futuro di tante persone e tante comunità.
Il nostro intento, a 50 anni dall’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza e il servizio civile alternativo al servizio militare, è dunque mostrare ai giovani, ma non soltanto a loro, che anche nel mondo attuale, nel quale il ricorso alle armi e agli eserciti sembra di nuovo assurgere a unico regolatore delle relazioni tra individui e popoli, la pace è un approdo faticoso ma possibile. Il pacifismo, ai tempi della “guerra mondiale a pezzi” denunciata da anni da Papa Francesco, deve aggiornare analisi e proposte, cercando di rifuggire il rischio dell’utopia velleitaria. Ma non può cessare di proclamare valori e indicare percorsi, che in definitiva hanno come scopo di mettere l’umanità al riparo dal rischio dell’autodistruzione.
Nel faticoso e inedito cammino di (ri-)costruzione della pace che ci troviamo di fronte, non hanno spazio solo istanze di natura etica e politica. Mentre si prefigura un domani migliore, bisogna realizzare un oggi solidale. Caritas Ambrosiana, le sue cooperative, le parrocchie della diocesi di Milano hanno accolto e aiutato in vario modo, da febbraio a febbraio, oltre 1.600 profughi giunti nel nostro Paese, mentre la rete internazionale Caritas ha raggiunto quasi 4 milioni di ucraini, tra sfollati in patria e rifugiati in altri territori. Piegarsi su tante vittime e sulle loro ferite, fisiche e morali, non equivale a piegarsi all’ineluttabilità della violenza. Ma provare a lenire dolori strazianti. Destinati, se non curati, a incubare domani nuovi odi e nuove brutalità.
Luciano Gualzetti
Leggi tutto l'inserto Farsi Prossimo sul Segno di Marzo 2023
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EDITORIALE
Luciano Gualzetti
Guerra in ucraina. La rete di Caritas Ambrosiana
Siamo reduci, ed è un aggettivo per certi versi inevitabile, da un anno che ha sconvolto il mondo, e che non può non averci interpellati nel profondo delle nostre prassi, delle nostre convinzioni, delle nostre aspirazioni... Leggi qui