
«Sanatoria deludente. Serve una nuova legge»
«L'esito, modesto, della sanatoria mostra come la politica dei condoni in materia di immigrazione clandestina mostri ormai la corda. È tempo di una nuova legge per regolarizzare gli ingressi di manodopera straniera».
A sostenerlo è il vicedirettore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, commentando i dati della sanatoria che si sta per chiudere.
Alle ore 18 del 15 ottobre, giorno della scadenza, sono state 129.814 le domande di regolarizzazione presentate al Ministero, un numero decisamente inferiore anche alle meno rosee aspettative che stimavano una richiesta di emersione intorno alle 200 mila unità e un risultato addirittura minimale se si considera che tre anni fa, per una sanatoria limitata esclusivamente a colf e bandanti, le richieste furono 300 mila.
Due le ragioni dell'insuccesso secondo Gualzetti: la certificazione e i costi.
«Per ottenere la regolarizzazione un immigrato doveva dimostrare di essere arrivato nel nostro paese prima del 31 dicembre del 2011. E per farlo doveva esibire la certificazione di un ente pubblico. Ma è evidentemente molto difficile che un clandestino si rivolga al circuito dell'assistenza pubblica. Solo successivamente, ma quando ormai era troppo tardi, il ministero ha consentito che a rilasciare la certificazione fosse anche un ente del privato sociale. Ora questo fatto deve aver scoraggiato molti immigrati».
C'è poi la questione dei costi. «Tra sanzioni, contributi arretrati e oneri fiscali, regolarizzare un lavoratore straniero con questa sanatoria costava ad un imprenditore intorno ai 6 mila euro. Una famiglia, invece, che intendeva regolarizzare una colf doveva prepararsi a spendere in media 1600 euro. Cifre che in tempi di crisi economica hanno fatto certamente da deterrente», osserva Gualzetti. Che fa anche notare la singolarmente alta percentuale di richieste di regolarizzazione nell'ambito domestico. «L'80% degli stranieri che hanno fatto domanda di regolarizzazione ha dichiarato di lavorare come colf o badante. Una quota troppo alta e molto sospetta, anche perchè la maggior parte di queste domande viene da immigrati di nazionalità marocchina, un paese che non è affatto noto per essere un esportatore di manodopera domestica».
Ma al di là di questi limiti è lo strumento della sanatoria in sé che ormai mostra la corda. Secondo il vicedirettore di Caritas Ambrosiana «la storia dell'immigrazione in Italia è fatta di stranieri che arrivano da clandestini e vengono poi condonati. Bisognerebbe, invece, mettere mano al sistema delle quote di ingresso e renderle più corrispondenti alla realtà del nostro Paese, riconoscendo una volta per tutte il ruolo di questi lavoratori in alcuni settori chiave nella nostra economia e del sistema di welfare».
Su questo tema si veda anche l'intervista rilasciata da Luciano Gualzetti a Milano7, l'inserto di Avvenire di domenica 14 ottobre
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